Viaggio in Birmania. Arrivare in Myanmar a Yangon durante il Thadingyut, la “festa delle luci” che segna la fine della Quaresima buddhista e celebra la discesa del Buddha dal cielo, è un incanto. Le luci delle strade e delle case si spengono e vengono sostituite da migliaia e migliaia di candele, che si accendono in ogni finestra, strada, bar, ristorante, giardino. I templi e le pagode si animano come fosse pieno giorno e anche qui appaiono migliaia di lumini: 9 oppure 90 oppure 900 oppure 9000, purché ci sia il numero 9.
Nel buddismo, infatti, la numerologia è molto importante per il destino e il 9 è sacro, essendo il risultato del 3 moltiplicato per se stesso. Il che significa eternità, spiritualità, principio e fine, il Tutto, il Paradiso Terrestre. Il suo riprodursi per se stesso attraverso la moltiplicazione è simbolo di intelletto e verità. Quella dei numeri è una costante in Myanmar.
Quasi un’ossessione, che accompagna tutto il viaggio in Birmania: 37 le posizioni di Buddha, 3000 le pagode di Bagan, 45 le lettere dell’alfabeto, 10 le arti tradizionali, 600.000 i monaci, 99 i metri dello stupa della pagoda Shwedagon, 8000 i km. di fiumi navigabili, 9 i metri di altezza di Kassapa Buddha, immagine originale in legno conservata nel Tempio di Ananda di Bagan, 465 le immagini di Buddha della pagoda Mahabodhi, 135 le etnie, 55 i regnanti di Bagan.
Numeri e alfabeto, un gioco divertente
I numeri si rincorrono, intrecciano, ripetono, accavallano, così come le lettere dell’alfabeto: pha/ba, sha/za, tha/da, gna/nga, ga/ka, ka/ga. Gli esperimenti di memorizzazione sono divertenti quanto inutili e le guide, sempre professionali e pazienti, alla fine capiscono che ciò che conta, per il viaggiatore che visita la Birmania (così mi piace chiamare il Myanmar), non sono le informazioni ma le emozioni.
Quelle che si provano ad esempio quando si arriva a Bagan, una delle valli archeologiche più estese del mondo, dove i colori dell’aurora o del tramonto sui templi, pagode e stupa che si ergono a perdita d’occhio, sono così belli da essere strazianti.
Dalla Old City al Tempio Ananda
Dopo aver visitato a piedi il centro “vecchia” Bagan, in un percorso di circa 2 km da percorrere con adeguata scorta d’acqua, si arriva al Tempio di Ananda, costruito dal re Kyanzittha nel 1091. L’edificio a croce greca con padiglioni su tutti i 4 lati, è suggestivo, con guglie, tetti terrazzati e ampi cortili dai quali ammirare la cupola d’oro a forma di pannocchia. E’ tra i più belli, grandi e ben conservati ed è aperto al pubblico fino a tardi.
All’interno si possono ammirare 4 enormi statue di Buddha (di cui 2 originali) alte 9 metri, splendidi portali scolpiti in teak a separare le sale interne, 547 formelle invetriate raffiguranti Jataka, racconti delle vite anteriori del Buddha, scene di Natività intagliate con la maestria degli artisti locali. Dentro il tempio, silenzio e spiritualità. Fuori, musica, caos e venditori di stoffe, tessuti, cibo e oggetti di ogni genere. Contraddizioni che si ritrovano in tutto il Myanmar.
Myanmar spirituale
Quando si arriva a Bagan, non si crede ai propri occhi. In Myanmar il buddhismo ha lasciato indelebile traccia nelle migliaia di monasteri, templi, pagode e stupa disseminati tra campagne, città e villaggi. Ma la concentrazione in questo luogo è eccezionale. Nonostante il forte terremoto del 2016 ne abbia danneggiati quasi 400, gli oltre 3000 attualmente visibili costituiscono un paesaggio unico al mondo. Un insieme di edifici religiosi costruiti da regnanti e devoti in 2000 anni di storia, a cavallo tra il XI e il XIII secolo, con architetture e stili diversi, diroccati o ben conservati, ricoperti in foglia d’oro o costruiti con semplici mattoni, sovrastati da statue di Buddha alte fino a 14 metri, sorvegliati da guardiani e chinthe, leggendarie creature metà leoni metà grifoni.
La Pagoda Shwezigon e la cultura dei Nat
Suggestiva e imponente, la Pagoda di Shwezigon (in realtà uno stupa), è tra quelle che non si dimenticano. Terrazzata e interamente ricoperta in foglia d’oro, fu costruita intorno al 1100 ed è mèta di pellegrinaggio, in quanto fortemente legata alla cultura dei Nat, spiriti venerati prima dell’avvento del buddhismo. Quei Nat che vivono sul Monte Popa, una sorta di Olimpo non lontano da Bagan sulla cui cima si recano migliaia di birmani in occasione delle tante feste popolari che si svolgono fra maggio e giugno e fra novembre e dicembre.
In corrispondenza dei punti cardinali, ai piedi delle tre terrazze, si trovano quattro piccoli santuari, ciascuno dei quali ospita una statua di Buddha alta 4 metri. Nel cortile, in un piccolo complesso giallo, si trova la raffigurazione dei 37 Nat e la statua in teak di Thagyamin, il re dei Nat e diretta emanazione del dio hindu Indra.
Reliquie e splendidi tramonti
Non si può lasciare la valle di Bagan senza aver visto la Pagoda a spirale di Mahabodhi con le sue 465 nicchie contenenti statue di Buddha seduto, la caverna di Shinbinthalyaung con l’enorme Buddha disteso lungo 18 metri e la Pagoda Schwesandaw, dalle cui 5 terrazze, alle quali si accede con piccole scale, si ammira un tramonto indimenticabile. In questa padoga di dice sia conservato un capello di Buddha, che la leggenda vuole sia stato donato dal re di Ussa come ringraziamento per l’aiuto ricevuto contro l’invasione dei khmer.
Fiumi e laghi, tra mito e bellezza
Vale la pena percorrere i corsi d’acqua del Myanmar, come il fiume Ayeyarwaddy, che per 2000 km. attraversa il Paese, incrociando pescatori e commercianti, che trasportano giare smaltate e merci su moderne navi o zattere di bambù. Lungo le sue rive si ammirano pagode e templi, si incrociano città e villaggi brulicanti di vita semplice e povera, ma sempre dignitosa.
Un altro specchio d’acqua di irrinunciabile fascino è il lago Inle, nella parte orientale. Un vasto e placido bacino, lungo 22 km e largo 11 km, circondato da dolci colline e coperto da fiori di loto. Qui si trovano il Monastero dei gatti saltatori, antiche stupa, villaggi su palafitte, mercati e orti galleggianti, ristoranti e romantici resort. Questo luogo merita almeno due giorni, che saranno di totale relax e scoperta di un angolo di Paese autentico.
Le “Inle Canoe Lady” di Myo Min Zaw
A bordo di lance a motore, o delle canoe del progetto “Inle Canoe Lady” di Myo Min Zaw, decorate a mano e condotte da donne in abito tradizionale, si incontrano i pescatori con le nasse di bambù, che remano con le gambe grazie ad una tecnica tramandata nei secoli.
Si attraversano paesaggi ancestrali, si incontrano donne che raccolgono fiori nei giardini galleggianti per i loro santuari domestici, si visitano laboratori di laccatura o lavorazione del tessuto di loto. Un mondo antico abitato dagli Inthar, i figli del lago, gruppo etnico di origini misteriose. Nel villaggio Inpawkhon, raggiungibile dopo circa un’ora di navigazione del lago, è possibile assistere alla tessitura della seta, del loto e alla lavorazione dei sigari.
Qui, nel mese di Thadingyut (periodo luna crescente tra fine settembre e inizio ottobre), c’è una festa importantissima. Le 5 statue di Buddha della Pagoda Phaung Daw Oo vengono trasportate in tutti i villaggi, su splendide chiatte d’oro sagomate in forma di uccello e scortate da centinaia di barche decorate. Il lago si popola di persone vestite dei loro abiti migliori, che portano offerte su vassoi laccati. Ogni villaggio festeggia con doni e cerimonie, accogliendo pellegrini e monaci.
A Mandalay il ponte in teak più lungo del mondo
Arrivare e incrociare migliaia di persone che vanno in ogni direzione e senza regola. Caos, colori, odori, barche, venditori, fotografi, spose, modelle, monaci, figli, madri, padri, nonni. Siamo ad Amarapura, alle porte di Mandalay. Sopra e sotto U Bein, il ponte pedonale in teak più lungo del mondo, ogni razionalità e programma si infrange contro la massa incontenibile di persone che desiderano vedere, immortalare ed essere immortalati nel tramonto più famoso del Myanmar, con il profilo del ponte più famoso del Myanmar, nel luogo più mistico e mistificato del Myanmar.
Mandalay, capitale culturale del Paese, è il simbolo dell’identità etnica del popolo birmano, con il teatro delle marionette, i negozi di artigianato, la cucina saporita, gli spettacoli, l’artigianato e la giada. Tra gli edifici più belli da vedere, il Monastero Shwe In Bin Kyaung, commissionato nel 1895 da una coppia di facoltosi mercanti di giada. Interamente costruito in teak, intagliato e intarsiato persino nelle balaustre e nei cornicioni del tetto, è completamente diverso dagli altri, risulta elegante e sontuoso, pur nella semplicità e nella cupezza delle grandi sale interne, sostenute da grandi pali ricavati da tronchi d’albero.
A Mandalay si trova il libro più grande del mondo. Attorno allo splendida Pagoda Kuthodaw, su 729 lastre di marmo, sono infatti scolpiti i 15 libri dei Tripitaka, le scritture buddhiste classiche. Ogni lastra è collocata nel suo stupa e si narra che per realizzarle fu costituito un comitato di 200 studiosi, mentre per leggere l’intero corpus senza interruzioni occorsero 2400 monaci e circa sei mesi.
Eclettica Yangon
Se Mandalay, culla artistica e culturale della Birmania, è trafficata e rumorosa, Yangon (ex Rangoon) è il caos. Non lascia scampo, toglie il respiro, è fatica psicologica. E’ vita, odori, colori, mercati, cibo, libri, cantieri, bar, negozi, ristoranti, moschee, chiese, stupa, templi. Come quello la Shwedagon Paya, la cui splendida piramide, alta 99 metri e ornata da 27 tonnellate di foglia d’oro, è visibile da tutta la città. Stupefacente per dimensioni e ricchezza, Shwedagon è uno dei siti più sacri del buddhismo, che invita alla contemplazione ma che riproduce, nel suo misticismo, la vivacità della capitale.
Risalente, come primo impianto, al VI e il X secolo, quest’enorme area di 46 ettari comprende parchi, stupa, pagode, mausolei, gallerie fotografiche, musei, chinthe, punti planetari. Il momento migliore per visitare il tempio è il tramonto, quando il sole infiamma lo stupa centrale d’oro, che contiene 1065 campane dorate e la cui sommità è tempestata da oltre 5000 diamanti, 2300 rubini, zaffiri e gemme, oltreché un diamante di 76 carati.
Da non perdere il Buddha sdraiato della Pagoda Chaukhtatgyi (in realtà un capannone), statua di dimensioni eccezionali in corso di restauro e il mercato di Bogyoke, ovviamente caotico ma pieno di cose interessanti da vedere e comprare.
testo e foto di Sabrina Talarico
CONSIGLI DI VIAGGIO
Con chi volare
Singapore Airlines – http://www.singapore.com
Dove dormire
Lago Inle: Inle Resort & Spa Boutique Hotel – http://www.inleresort.com
Yangon: The Strand (5 stelle) – www.hotelthestrand.com
Yangon Excelsior (5 stelle) –
Bagan: Thiripyitsaya Sanctuary Resort (5 stelle nella zona archeologica Old Bagan) – www.thiripyitsaya-resort.com – Myanmar Treasure Resort Bagan (4 stelle) – www.
Mandalay: Hotel ShwePyiThar – www.hotelshwepyithar.com
Tour Operator
Advanced Zealous, resp.le Aung Myo Oo – www.aztravelmyanmar.com – info@aunggiovanni@gmail.com
I Viaggi di Levi – www.viaggilevi.com
10 consigli utili
- igiene: portare ovunque salviette umidificate antibatteriche (l’ingresso nei templi è consentito solo a piedi nudi)
- salute: portare cappello per proteggersi dal sole
- bellezza: sorvolare la valle di Bagan in mongolfiera
- donne: coprire le ginocchia per la visita di templi e pagode
- cibo: evitare cibo di strada, insalate crude e acqua non imbottigliata
- sicurezza: stare attenti agli attraversamenti pedonali a causa dell’intenso traffico
- shopping: non spendere molto per la giada, non è detto sia giada
- fotografie: non perdere gli splendidi tramonti dai templi
- valigia: non dimenticare k-way o impermeabile
- viaggio: prima della partenza (ma anche dopo), leggere libro di George Orwell “Giorni in Birmania”