Sicilia segreta è quella delle vallate interne, delle fiumare gessose e dei borghi agricoli. E’ quella delle vallate verdi da cui non si vede il blu del mare, come fosse uscita da un romanzo di Vittorini o da un paesaggio di Verga. Soltanto in queste contrade al centro dell’isola lungo le strade provinciali, già da febbraio è primavera inoltrata. Itinerari eno-gastronomici e siti archeologici meno battuti dal turismo organizzato si snodano dall’autostrada Palermo-Catania, perdendosi verso l’interno. Tutto tra la provincia di Caltanissetta e quella di Enna, che fu il granaio di Roma quando l’isola divenne provincia dell’impero. Domina il paesaggio la rocca di Enna con il suo castello di Lombardia. Di fronte il piccolo abitato di Calascibetta, che racchiude antiche necropoli di epoca preistorica.
Sicilia segreta tra la “Cittadella” e Morgantina
Procedendo verso la provincia di Caltanissetta, si dorme e si mangia in azienda, a contatto con chi lavora la terra e la custodisce. Tappa obbligata è il centro storico. Con il nuovo museo archeologico di Palazzo Trigona e le chiese barocche di Piazza Armerina domina sul sito archeologico della villa Romana del Casale. Molto meno conosciuto, a torto, è il vicino borgo di Aidone. Con il suo piccolo museo archeologico ricavato in un antico convento e dedicato alle divinità di Demetra e Kore è una vera chicca. Da qui, una strada percorribile anche a piedi conduce, come in un viaggio nel passato, tra le pietre di Morgantina, l’antica città dei morgesi. A Morgantina sono individuabili due aree ben distinte, che corrispondono alle due fasi principali della storia della città. L’insediamento antico e quello ellenistico – romano a Sella Orlando.
L’insediamento più antico, sul cocuzzolo denominato “la Cittadella”, ha le sue origini nella tarda età del bronzo. Un nucleo di emigrati provenienti dall’Italia meridionale vi fondo una città. Il nucleo abitato sulla Cittadella sopravvisse per circa cinquecento anni. Ad esso appartengono parecchie capanne dell’età del ferro, come pure altri edifici pubblici. Anche le lussuose dimore private sorte sulla collina orientale e occidentale più grandi ed ambiziosi di epoca più recente. Alla stessa epoca risale inoltre la fondazione dei numerosi santuari dedicati al culto delle divinità.
La bellezza dell’abbandonata Morgantina
Quest’ultimi edifici dimostrano la presenza della cultura greca, arrivata a Morgantina con greci che provenivano dalle costiere città coloniali. Per esempio, nel terzo secolo il numero degli abitanti raggiungeva circa le 10.000 unita. L’ultimo periodo della vita urbana corrisponde ai secoli II e I a.C.; ci sono chiari segni, quali l’abbandono o il crollo di molti edifici. Comunque Morgantina sopravvisse soltanto come piccolo e insignificante centro abitato sino alla metà del sec. I d.C.. In seguito il sito fu definitivamente abbandonato.
“U cannuni”, castello di Mazzarino nella Sicilia segreta
A Mazzarino, centro barocco che attende di essere inserito nell’itinerario del Val di Noto, è arrivata da quest’anno l’arte contemporanea. Tutto ciò con la recente apertura dei settecenteschi palazzi Bartoli e Tortorici, che ospiteranno giovani artisti in residenza impegnati in progetti di rinascita urbana ed artistica. In particolar modo si tratta del nuovo“Farm cultural park” gemello di quello già realizzato nel 2010 nell’agrigentino centro di Favara. E’ stato realizzato grazie all’impegno per l’arte e la cultura di Andrea Bartoli e Florinda Sajeva. Si tratta di due avvocati originari dei due borghi. In queste sale affrescate nel settecento, si avvicenderanno architetti, designer ed artisti in residenza per ridisegnare lo sviluppo futuro dei centri periferici affidato alla cultura. Questo prevede il progetto “the Embassy of farm” di Mazzarino. La Farm di Favara insieme alla Triennale di Milano è la seconda organizzazione italiana riconosciuta dalla comunità europea.
Il centro storico di Mazzarino si formò in età medievale attorno a un castello di origine araba. Di questo castello oggi si trovano solo pochi resti. Nel 1143 Manfredi fu il primo signore del borgo e rimase fino all’abolizione della feudalità, nel 1812. Sicuramente è considerata la perla del barocco siciliano della provincia nissena per la bellezza delle sue chiese e non solo. Da non perdere, la visita del castello, noto come “u Cannuni”, con un’unica torre cilindrica, quasi “cannone”, che si erge verso il cielo. Di origini romano-bizantina, il castello subì nel corso dei secoli numerosi rifacimenti. Da vedere anche Palazzo Alberti uno degli edifici di maggiore valore architettonico. Da non perdere anche il Convento dei Padri Carmelitani e la Chiesa di Santa Maria del Monte Carmelo che sorgono sulla piazza centrale della città.
“Oro di Sicilia”, lo zolfo
Sito di suggestiva bellezza è la Chiesa di San Ignazio con annesso il Collegio dei Gesuiti. La chiesa restaurata recentemente ha un bellissimo organo privo di canne collocato nella cantoria ultimata nel 1734. Mentre il Collegio diverrà sede del museo dedicato a “Carlo Maria Carafa”. Signore locale si adoperò durante la sua signoria per l’attuazione di importanti riforme. Ad esempio l’istruzione gratuita e l’introduzione della stampa mediante l’impianto di tipografie nel paese.
Queste contrade interne della Sicilia segreta furono segnate dall’epopea delle miniere di zolfo per tutto l’ottocento. Qui è possibile scoprire e visitare i luoghi di estrazione dell’oro di Sicilia, alcuni trasformati in parco archeologico. Le grandi miniere di zolfo di Floristella e Grottacalda, insieme alle più piccole della provincia di Enna, a partire dalla fine del settecento furono fonte di ricchezza economica di rilevanza europea. Molto spesso a prezzo di disumano sfruttamento degli operai e dei carusi. La miniera infatti ricorda che la storia dei minatori è la storia di uomini che hanno affrontato per secoli fatiche disumane. Non solo, a volte anche umiliazioni inimmaginabili. Tutto questo fa parte della storia siciliana, come illustrato da Luigi Pirandello nella sua novella “Ciaula scopre la luna”.
Tra i fichi d’india nella Sicilia segreta
In queste province interne, pian piano l’agricoltura tradizionale e il turismo stanno virando verso l’innovazione. Alcune aziende da anni aperte ai turisti più curiosi che cercano tranquillità e ottima cucina locale, sperimentano con successo itinerari esperienziali e ospitalità in fattoria. Tutto ciò per far entrare i visitatori in contatto con il mondo delle produzioni biologiche di olio, vino, mandorle, agrumi. Più recentemente anche di erbe aromatiche e spezie.
Queste vallate, man mano che si procede verso le cittadine catanesi di Vizzini e Caltagirone, sono da sempre per tradizione segnate dal paesaggio dei fichi d’india, oggi coltivati in fitti ed alti filari. San Cono è il centro indiscusso delle produzioni del frutto D.O.P esportato in tutta Europa, come quello di gran qualità dell’azienda RaMì di Enza Milazzo. Si dorme tra i filari di fichi d’india, tra vigne e ulivi in un antico monastero trasformato in agriturismo anche a San Michele di Granzaria nell’azienda Gigliotto.
Licia Guccione, produttrice di mandorle e pregiatissimo olio extra vergine biologico, accoglie i turisti nella sua azienda che porta il nome di famiglia. Li coinvolge inoltre nei cicli di produzione: il raccolto, la potatura e la lavorazione delle olive. Si dorme in un’ala della casa patronale con baglio privato, destinata all’affitto. Una torre, un tempo adibita a piccionaia, è stata recuperata interamente, diventando una romantica alcova. Ai primi caldi di giugno, propone ai suoi ospiti picnic e letture con autori sotto gli ulivi. E ancora lezioni di yoga al tramonto e massaggi al gel ipervitaminico ricavato dall’interno delle pale dei fichidindia. La vicina Università Kore di Enna sta infatti studiando l’ipotesi di un brevetto per la lavorazione e l’uso cosmetico della pianta del ficodindia. Così da colonizzatore del paesaggio arido, potrebbe rivelarsi inaspettata risorsa.
di Maria Laura Crescimanno