Rovigo citta’ da scoprire.Fino al 30 gennaio a Rovigo due mostre offrono l’occasione per scoprire una città dove cultura e storia abitano da secoli. Palazzo Roverella ospita la mostra dedicata a Robert Doisneau, uno dei più grandi fotografi del ventesimo secolo. A Palazzo Roncale si ricorda la grande alluvione del Polesine del 1951 partendo da immagini d’epoca per raccontare la storia di rinascita e ripartenza di queste terre.

70 ANNI DOPO La Grande Alluvione: Un fotoreporter con la sua macchina fotografica cammina nell’acqua durante l’alluvione nelle campagne del Polesine; alle sue spalle in lontananza un operatore con cinepresa, 17 novembre 1951 ©Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo

ROVIGO CITTA’ DA SCOPRIRE: ROBERT DOISNEAU PESCATORE DI IMMAGINI

Il più bel bacio della storia della fotografia? Uno dei più famosi sicuramente e tra le più celebri immagini scattate da Robert Doisneau. Una giovane coppia si bacia, indifferente alla folla dei passanti e al traffico della place de l’Hôtel de Ville, a Parigi. Dietro all’obiettivo c’è l’occhio attento di uno dei padri fondatori del fotogiornalismo di strada. Sono 130 le stampe in bianco e nero che in questa mostra fanno immergere gli osservatori in un contenitore di “istantanee” mantenendo la forza dell’emozione di momenti resi eterni dal fotografo.

La quotidianità. Le piccole cose ma anche le grandi. Il gioco dei bambini o un matrimonio. Un momento di divertimento, un cane a passeggio, un musicista di strada, il teatro, gli amici, ballerine col tutù o un tango rubato nella notte. E’ la vita quella che interessa a Doisneau. La grande città fa da sfondo a quella umanità che si fa grande nelle sue immagini. Immagini che diventano storie di cui il fotografo racconta l’inizio e lascia la conclusione agli occhi di chi guarda. La sua carriera inizia con la pittura, che gli sembrerà subito troppo lenta; passa attraverso il cinema da cui imparerà la composizione; approda alla fotografia fino a farlo diventare pescatore di immagini, come amava definirsi. Un grande fotografo, che sapeva cogliere l’attimo, ma amava anche costruirlo dando però l’illusione della verità.

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Robert Doisneau, Fox-terrier au Pont des Arts, Paris, 1953

ROVIGO CITTA’ DA SCOPRIRE: ROBERT DOISNEAU GIOCA CON L’OSSERVATORE

Nascono così foto che si potrebbero definire “candid camera ante litteram”. Doisneau apparecchia la scena in modo da far abboccare gli ignari protagonisti e, non visto, scatta la sua interpretazione della realtà. Disobbediente per natura, non si fa influenzare dalle regole del buon fotoreporter, che vieterebbero di intervenire sulla realtà.  E così in mostra si scopre che è in un certo senso costruita anche la famosa foto del bacio all’Hotel de Ville.

Sono gli anni Cinquanta e la rivista Life gli chiede di documentare l’amore a Parigi. Doisneau assume una coppia di attori e li fa posare in vari luoghi della città. Ma all’epoca un bacio così, in pubblico, non era di certo la norma. In realtà la foto, più che il bacio, ritrae ciò che quel bacio suscita. Così in mostra si potrà soffermarsi a osservare le reazioni dei passanti. Per un momento saranno a fuoco non i protagonisti, ma ciò che sta dietro. “A ciascuno i propri occhiali per capire quello che vede” diceva Doisneau.

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Robert Doisneau, Le baiser de l’Hôtel de Ville, Paris 1950

ROVIGO CITTA’ DA SCOPRIRE: 70 ANNI DOPO LA GRANDE ALLUVIONE

E gli occhiali per capire quello che si vede conviene indossarli anche per la mostra dedicata all’anniversario della grande alluvione del novembre 1951. La mostra di Palazzo Roncale si muove su due piani, facilmente riconoscibili dall’alternarsi di immagini d’epoca in bianco e nero e immagini d’oggi a colori. È un’occasione per riflettere sulla storia che da un lato è ancora memoria familiare e dall’altro è narrazione di riscatto, orgoglio e solidarietà. La storia di quel territorio tra Adige e Po che è stato definito la Mesopotamia d’Italia.  Più che il ricordo di un evento passato, la mostra è il racconto di un lungo percorso fatto di storie di uomini e donne. Di un territorio che, colpito dal più grande evento catastrofico nella storia del Polesine, ha saputo guardare al futuro.

Dalla prima sala con il grande plastico che illumina il territorio allagato si arriva, lungo un percorso storico e tematico, all’ultima sala. Qui alcune piantine di Insalata di Lusia Igp, una delle eccellenze di questo territorio, stanno crescendo coltivate con il sistema idroponico. Suscita emozioni forti l’aspetto della comunicazione. In un’epoca in cui non c’era ancora la televisione, furono i cinegiornali, la radio e la carta stampata a raccontare con chiarezza e drammaticità gli eventi. Si mobilitarono operazioni di soccorso sia dalle regioni vicine come dall’estero. La mostra è servita anche per far emergere documenti sino ad oggi inediti. Tra questi le foto private scattate dall’allora ispettore del Ministero dell’Agricoltura e Foreste Fioravante Bucco e ritrovate nell’album di famiglia.

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Rovigo 70 ANNI DOPO La Grande Alluvione – foto Vittorio Galuppo

ROVIGO CITTA’ DA SCOPRIRE: IL FUTURO

Una lunga linea del tempo (dal 6 novembre 1951 alla primavera del 1952) racconta le paure dell’alluvione. Racconta la tenacia della senatrice Lina Merlin che porta aiuti di casa in casa e lancia appelli alla radio. Ancora la forza del ventenne sindaco di Adria, Sante Tugnolo, che coordina i soccorsi trasferendosi giorno e notte in municipio. Ma è il futuro quello che emerge. L’impegno sui fronti dell’agricoltura di qualità, l’industria specializzata che fa nascere il distretto della giostra. L’ambiente che non ha conosciuto l’urbanizzazione selvaggia del resto del Veneto e ha nel Delta del Po il suo fiore all’occhiello, la cultura e l’istruzione dall’Università all’Urban Digital Center.

Ogni visitatore può creare la propria personale mostra, soffermandosi sulle immagini e le storie che maggiormente lo colpiscono, sulle pagine dei settimanali dell’epoca come sui video odierni, in ogni momento coinvolto nella realtà.

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Rovigo La Rotonda -foto VIttorio Galuppo

ROVIGO CITTA’ DA SCOPRIRE: LA STORIA MEDIEVALE

Usciti dalla mostra, conviene andare alla scoperta di Rovigo, alla ricerca di passato, presente e futuro di questi luoghi. Tralasciando per un momento la piazza principale, si raggiungono i giardini dove si ergono i resti del castello medievale voluto dagli Estensi. L’alta Torre Donà e la Torre Grimani guardano il possente monumento a Giacomo Matteotti, polesano che pagò con la vita il suo opporsi alla dittatura. Si rientra passando per l’area di Corso del Popolo tra gli austeri edifici della novecentesca edilizia di regime.

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Rovigo Piazza Vittorio Emanuele II – foto Vittorio Galuppo

ROVIGO CITTA’ DALL’ATMOSFERA VENETA DA SCOPRIRE

All’angolo con via Angeli, Cinquecento e Quattrocento si guardano. Palazzo Roncale, bianca ed elegante costruzione progettata da Michele Sanmicheli, contrasta con il palazzo voluto nel 1474 dal Cardinale Bartolomeo Roverella. L’imponente mole di mattoni rossi di Palazzo Roverella, con il sottostante portico di bianche colonne, racchiude uno dei lati di Piazza Vittorio Emanuele II, cuore della vita cittadina. C’è anche la seicentesca Loggia dei Notai, oggi Municipio, con portico a tre arcate e un arioso loggiato.

Domina uno dei lati corti della piazza insieme alla settecentesca Torre dell’Orologio. Un’altra teoria di portici continua con l’edificio dell’Accademia dei Concordi. L’istituzione che si occupava nel Cinquecento di letteratura e musica e che dalla seconda metà del Settecento si interessò anche dei problemi idraulici polesani. L’Accademia acquistò lustro tale da ricevere lasciti e donazioni dai collezionisti d’arte cittadini. In fondo alla piazza l’alta colonna in pietra d’Istria col Leone di San Marco e l’edificio della Gran Guardia. Caratterizzano l’atmosfera veneta della città, dove ai segni distintivi della Serenissima seguono le sistemazioni ottocentesche.

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Rovigo Palazzo Roverella -foto Vittorio Galuppo

ROVIGO: UN SALOTTO DA SCOPRIRE

Nell’adiacente Piazza Garibaldi il monumento equestre all’Eroe dei Due Mondi è il fulcro dello spazio dove fino al 1809 sorgeva una chiesa. Il perimetro è leggibile sul selciato della piazza. Il passaggio della storia si legge sul palazzo che dal 1850 è Camera di Commercio. Sorto come residenza dei podestà veneziani divenuto Regio Tribunale in epoca austriaca. Contribuisce all’atmosfera elegante il Teatro Sociale, dove hanno debuttato grandi nomi della lirica.

Con una breve passeggiata lungo via X Luglio, area dove un tempo sorgeva il Ghetto, si arriva a Porta San Bortolo. L’opera è del quattrocento in cotto con merlatura. A pochi passi si trova una singolare testimonianza della Rovigo medievale. La Torre Pighin, una casa costruita a riempimento della torre inizialmente vuota verso l’interno della città.

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Rovigo Piazza Garibaldi – foto Vittorio Galuppo

ROVIGO: UN TEMPIO DA VERTIGINE

Il centro storico di Rovigo conserva veri tesori. In Piazza XX Settembre dal verde di un viale alberato sorge un campanile, che molto ricorda quelli veneziani. Al suo fianco un bianco colonnato ricorda le linee palladiane delle ville venete. È “La Rotonda”, Tempio a pianta ottagonale la cui costruzione a fine Cinquecento fu affidata ad un allievo del Palladio, Francesco Zamberlan.

L’intento era di celebrare la fine di una pestilenza onorando l’immagine di una Madonna con Bambino. L’immagine è affrescata in un semplice capitello, a cui la devozione popolare diede il nome di Vergine del Soccorso. Il piccolo affresco, dai colori tenui, è conservato oggi al centro di un maestoso altare dorato. E’ completato con una gloria di angeli e un’architettura che riempie completamente la parete. Ma anche le altre sette pareti sono completamente ricoperte di statue e tele. Nelle tele sono raffigurate le storie di Maria, oltre a 20 dei 115 miracoli riconosciuti alla Madonna del Soccorso, nelle tele più piccole.

Curiosa la storia delle tele più grandi, che raffigurano alcuni Podestà veneziani. Nel 1621 Girolamo Priuli, Podestà assegnato a Rovigo dalla Serenissima, decise di farsi raffigurare in una tela a ricordo del suo passaggio in città. Fu l’inizio di una tradizione che i suoi successori continuarono, tanto da rendere il Tempio un ricco e articolato esempio di arte veneta del Seicento. L’occhio non smette di muoversi da un punto all’altro e ogni osservatore alla fine si sofferma sui particolari che più lo incuriosiscono.

Così si potrà notare, ad esempio, che le statue si parlano dalle opposte pareti. Gesù guarda Maria, San Pietro guarda Sant’Andrea. E lo stesso fanno le storie di Maria. La Visitazione ad Elisabetta (con sullo sfondo proprio la Rotonda) guarda la Visitazione dei Re Magi. La Presentazione di Maria al Tempio ha al suo opposto l’Incoronazione di Maria Regina del Cielo. La numerosità delle immagini, i colori delle grandi tele, le statue, le decorazioni dorate. Tutto contribuisce ad un effetto di vertigine e ammirazione.

ROVIGO CITTA’ DA SCOPRIRE: UN MINI MANUALE DI STORIA DELL’ARTE

Rovigo non finisce di stupire. Un manuale di storia dell’arte racchiuso in uno scrigno di sei sale. Così si potrebbe definire la collezione permanente esposta a Palazzo Roverella. Propone reperti egizi della collezione donata nel 1878 dall’imprenditore rodigino Valsè Pantellini. Inoltre ci sonoalcune delle più belle opere della collezione archeologica e della ricca Pinacoteca dell’ Accademia dei Concordi e del Seminario Vescovile di Rovigo. Sarà difficile decidere se fermarsi davanti alla mummia egizia o al quattrocentesco polittico con le storie di Santa Lucia.

Di sicuro sarà l’intensità del ritratto di Antonio Riccobono, celebre umanista rodigino, ad imporre una sosta. La tela venne commissionata a Giambattista Tiepolo dagli Accademici dei Concordi per onorare le personalità che avevano contribuito a dare lustro a Rovigo. Riccobono sembra essere stato interrotto, la posizione è di chi, assorto nella lettura, è stato richiamato alla realtà, lo sguardo è quasi di rimprovero. Quello sguardo magnetizza e porta lo spettatore dentro la realtà di uno studio di metà Settecento.

Sembra un’istantanea, un attimo colto dal pittore, simile ai momenti fissati nella storia da un fotografo come Doisneau. Cade, con queste immagini, che siano ritratti settecenteschi o fotografie in bianco e nero, la divisione tra chi osserva e chi è osservato. E il tempo si trasforma. La lunga linea, che unisce il tempo di chi guarda al momento in cui il ritratto è stato fatto o la foto è stata scattata, diventa momento eterno.

Informazioni sulle mostre:

ROBERT DOISNEAU, Rovigo, Palazzo Roverella. A cura di Gabriel Bauret

70 ANNI DOPO. La Grande Alluvione, Rovigo, Palazzo Roncale. A cura di Francesco Jori, con Alessia Vedova e Sergio Campagnolo

Le mostre, promosse dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, sono aperte fino al 30 gennaio 2022

di Eva Vallarin

Rovigo Torri del Castello – foto Vittorio Galuppo

INFORMAZIONI:

http://WWW.rovigoinfocitta.it

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