Proceno cosa vedere. Proceno, borgo di rigenerazione. Con questo slogan, Proceno si è aggiudicata i fondi del PNRR. Un milione e seicentomila euro saranno utili a questo piccolo comune in provincia di Viterbo. Dal ripopolamento del borgo al turismo. Dalla formazione dei giovani all’attenzione all’ambiente. Questi e tanti altri punti sono il focus dell’azione congiunta. Gli attori in campo sono il comune di Proceno, con il suo giovane sindaco Roberto Pinzi. E poi CoopCulture e Sapienza Università di Roma. Università della Tuscia di Viterbo e comune di Acquapendente. Comunità Montana Alta Tuscia Laziale e Associazione Europea delle Vie Francigene. Castello di Proceno, NABA – Nuova Accademia di Belle Arti e Cooperativa Agricola Alta Tuscia.

Via Francigena nei pressi di Proceno

Proceno, borgo di rigenerazione. In un comune, le bellezze di tre regioni

“Leggendo il bando ci siamo accorti che avevamo tutti i requisiti”, spiega il sindaco di Proceno Pinzi. “Compreso, purtroppo, lo spopolamento”. Roberto Pinzi vive a Proceno, dove è nato. Insieme a lui, vivono la moglie e una figlia ancora bambina. Il sindaco, quindi chiede aiuto ai partner. Per proteggere il futuro del borgo che ama. Ma com’è questo paese di poco più di cinquecento anime? Un gruppo di colline domina una vallata verde. In pianura, si snodano alcuni fiumi, piccoli e medi. Fra questi, il Paglia, affluente destro del Tevere. Una strada in salita, non troppo irta, conduce al centro abitato. Un dedalo di vie di impianto medioevale circonda il castello. L’aspetto generale del luogo è molto ben curato. Le stradine sono mantenute a dovere.

Via di Proceno

Proceno, cosa vedere. Il borgo attraversato dalla Via Francigena

Le abitazioni (oggi spesso seconde case) sono impreziosite da piante fiorite. L’origine del nome di Proceno pare derivi da Porsenna. Il Lucumone etrusco visse circa 500 anni avanti Cristo. La leggenda narra che Porsenna, accampato nel bosco, fu attaccato da un cinghiale. Si salvò grazie all’intervento della Dea Uni. Divinità suprema del Pantheon etrusco e venerata a Perugia. In segno di riconoscimento, Porsenna fondò sul posto una città con tre porte d’ingresso. Proceno appartiene alla provincia di Viterbo, quindi al Lazio. Ma il comune è situato sul limitare di Lazio, Umbria e Toscana. Dalla cima del Castello di Proceno, si gode del panorama di tre regioni diverse. Il suo territorio è attraversato dal percorso della Via Francigena. E anche su questa famosa strada di pellegrinaggio punta il progetto Borgo di rigenerazione. Ciononostante, la località attualmente è misconosciuta. Frequentata da pochi amatori, perlopiù stranieri.

Proceno possiede due gioielli architettonici: Palazzo Sforza e il Castello. Entrambi sono punti nevralgici del progetto Borgo di rigenerazione.

Vesti e arredi sacri nella Torre del Castello

Proceno, cosa vedere. Palazzo Sforza: nuova vita al capolavoro cinquecentesco

Palazzo Sforza domina la piazza d’ingresso al paese. Di fronte sorge l’edificio dove ha sede il Comune. Il Palazzo fu edificato per volere del cardinale Guido Ascanio Sforza, camerlengo di Santa Romana Chiesa e governatore di Proceno. Durante il XVI secolo, il cardinale fece abbattere l’antico palazzo comunale. E venne costruito al suo posto Palazzo Sforza. All’esterno, il portale in bugnato grigio, tipico delle zone limitrofe, è opera di Giuliano da Sangallo.

E anche l’intero palazzo si fa risalire alla scuola architettonica fiorentina dei Sangallo. Sul soffitto dell’atrio d’ingresso campeggiano meravigliosi affreschi a grottesche. Secondo alcuni studi, gli affreschi sono opera di un allievo di Perin del Vaga. Il Palazzo ospita un piccolo ostello. Che, grazie al progetto Proceno, borgo di rigenerazione, dovrebbe essere rinnovato e ampliato. È lì (e in abitazioni ora vuote) che alloggeranno gli studenti. Grazie all’accordo con le Università Sapienza di Roma, Tuscia di Viterbo e NABA, i giovani condurranno studi e ricerche a Proceno. E vivranno qui per almeno un anno, dando linfa vitale anche alle imprese locali.

Affreschi di Palazzo Sforza

Proceno, cosa vedere. Palazzo Sforza, affreschi, acquarelli e civiltà contadina

Al piano superiore di Palazzo Sforza si susseguono una serie di sale affrescate. Le splendide scene dipinte rappresentano il Vecchio Testamento, storie, leggende e miti. Molti di questi affreschi sono stati attribuiti alla scuola dei pittori cinquecenteschi Taddeo e Federico Zuccari. Come le grottesche dell’atrio, anche queste opere avrebbero bisogno di restauri. Il sindaco Pinzi conferma. E confessa la necessità di velocizzare i tempi, magari con l’intervento di qualche soggetto privato. In queste sale espone le sue opere anche una brava artista contemporanea, Jannina Veit Teuten.

I suoi acquarelli ritraggono la Via Francigena a partire dagli anni Ottanta. Molte cose sono cambiate da allora nel paesaggio e nei monumenti. E il lavoro dell’artista londinese ne è una testimonianza poetica. Nei sotterranei del Palazzo trova posto un Museo Georgofilo. Contiene decine di reperti antichi della civiltà contadina e del territorio. Fra questi, una cannara. Si tratta di una sorta di rete da pesca fatta con canne di bambù. Anche la riorganizzazione del Museo Georgofilo rientra nel progetto Proceno, borgo di rigenerazione. Palazzo Sforza a Proceno fa parte della Rete delle Dimore Storiche della Regione Lazio.

La Cannara al Museo Georgofilo

Proceno, cosa vedere. Il Castello medioevale, museo e Dimora Storica

L’altro gioiello di Proceno, borgo di rigenerazione, è il Castello. Questo maniero, che ha più di mille anni, è abitato dai proprietari. La contessa Cecilia Cecchini ha iniziato a ospitare turisti stranieri diversi anni fa. L’alloggio per gli ospiti era stato ricavato da un antico granaio ristrutturato. Oggi il Castello è una Dimora Storica. E un albergo diffuso, con le sue stanze sparse nelle abitazioni del paese, di proprietà della famiglia della contessa. La visita al castello e alla sua torre merlata può essere effettuata sia dagli ospiti degli alloggi che da esterni, previo appuntamento. L’aspetto è esattamente quello del castello dell’immaginario. Una fortezza medioevale, risalente al X secolo, con una meravigliosa torre. Tutto circondato da un rigoglioso giardino fiorito.

Torre del Castello

Proceno, cosa vedere. Il bellissimo ponte levatoio funzionante dopo mille anni

Nel cortile, al centro delle mura, la contessa Cecchini mostra con orgoglio il ponte levatoio, ancora funzionante dopo più di mille anni. All’interno della torre, si può visitare un piccolo museo. Si sale, guidati dalla signora castellana per ben cinque piani, con scale di legno. In ognuno dei piani è custodito qualche tesoro di famiglia. Dal pozzo medioevale agli abiti talari. Dalle gonne settecentesche alla culla antica.

Da un autentico bagno millenario alle spade cinesi, portate da un antenato appassionato dell’Oriente. E, in cima alla torre, si gode di una vista unica. Quattro lembi di Italia centrale si dipanano su ogni lato, fra colline morbide, boschi, pianure coltivate, chiese ed edifici. Nella zona sottostante il castello, la famiglia dei proprietari ha organizzato un delizioso ristorante. Con i sapori delle specialità locali, la cucina prepara piatti genuini e gustosissimi. Fra i prodotti di punta, c’è l’Aglio rosso di Proceno, presidio Slow Food.

Veduta dalla Torre del Castello

Di Letizia Riccio

INDIRIZZI:

http://www.comune.proceno.vt.it

http://www.castellodiproceno.it

ARTICOLI CORRELATI:

https://www.ilviaggiatore-magazine.it/enogastronomia-dintorni/visituscia-apre-nel-segno-dellenogastronomia/

https://www.ilviaggiatore-magazine.it/luoghi-viaggi/roma-in-tre-giorni/