“Vale un Perù” si diceva un tempo di cosa assai preziosa, e il detto popolare derivava dalle immense ricchezze – soprattuto oro e argento – che i conquistadores di Pizarro trovarono quando nel 1582 approdarono nel mitico el Dorado, la terra degli Inca. L’impero incaico era soltanto l’ultimo in ordine di tempo di una serie di civiltà peculiari e autoctone che si erano succedute a partire dal 6.500 a.C. sull’attuale territorio peruviano e delle nazioni confinanti. Più che dalle ricchezze materiali gli spagnoli avrebbero dovuto essere sorpresi dall’alto grado di civiltà dei figli del Sole: uno stato piramidale burocraticamente ben organizzato che teneva tutto e tutti sotto controllo in un territorio sterminato, grazie ad una capillare rete stradale e ad efficienti corrieri che garantivano una rapida circolazione di merci e di notizie, dove l’Inca incarnava ogni potere ma ad ogni cittadino era assicurata un’esistenza dignitosa, privi di libertà perchè ogni individuo doveva svolgere un proprio ruolo, ma dove la fame e la miseria erano sconosciute e lo stato provvedeva per i diseredati.
Un popolo che con ingegno e perseveranza ha saputo trarre il massimo da un terreno ostile, con deserti sul Pacifico, le montagne andine al centro alte 5-6 mila metri e la foresta amazzonica ad est, che credeva nell’immortalità dell’anima e onorava i defunti, che aveva nei lama gli unici animali domestici e mezzi di trasporto, che con pietre megalitiche e un’architettura essenziale quanto funzionale, senza alcuna concessione all’estetica, privi di mezzi tecnici hanno saputo costruire imponenti città, templi e fortezze, capaci di sfidare i secoli. Gli Inca erano in grado di produrre ottime ceramiche, raffinati gioielli, pregiate stoffe policrome, ma purtroppo non conoscevano il ferro, motivo per cui furono sconfitti da un esercito numericamente assai inferiore.
Il Perù, terzo paese per superficie dell’America latina e grande quattro volte l’Italia (ma con sola metà popolazione), vale ancora davvero tanto, ma per la sua natura varia e fascinosa, per le sue straordinarie testimonianze del passato, per gli uomini di ieri e di oggi, per quegli indios di bassa statura e con le gambe storte, i capelli neri lisci raccolti in trecce nascosti da cappelli di paglia o di feltro, avvolti come un tempo nei loro vestiti di lana dai colori sgargianti per sopportare i rigori andini. Si tratta di una nazione estremamente varia dal punto di vista geografico, climatico, di habitat e di popolazione, capace di spaziare dalle coste sul Pacifico ai deserti d’alta quota, dalle cime andine sorvolate dai condor alle intricate foreste amazzoniche, con un forte richiamo turistico per la presenza di una serie incredibile di perle come le possenti fortezze o i monumenti delle antiche civiltà fatte con pietre megalitiche che combaciano alla perfezione, gli enigmatici geoglifi nel deserto di Nazca.
Il Titicaca, il lago navigabile più alto del mondo, sembra un lapislazzulo grande come un lago, il fascino mistico di Machu Picchu, le ceramiche, i monili d’oro e i sontuosi tessuti delle civiltà incaiche e preincaiche, la gustosa cucina criolla, figlia di mille terre, 1.800 specie diverse di uccelli, 3.000 di farfalle.
Un itinerario classico richiede almeno due settimane e parte dalla capitale Lima, pregevole città coloniale sito Unesco fondata nel 1535 dal conquistador spagnolo Pizzarro; conserva nel centro storico importanti monumenti barocchi. In aereo si sale ai 3.400 m di Cuzco, antica capitale inca ma anche importante città cosmopolita considerata “l’ombelico del mondo” e abitata con continuità in ogni epoca, per visitare le antiche fortezze megalitiche come quella di Sacsayhuaman, una delle opere più colossali dell’architettura inca.
Percorrendo la Valle Sacra si raggiunge prima Pisac, con il suo coloratissimo mercato andino, quindi la fortezza di Ollantaytambo, esemplare dell’architettura militare degli Incas, da dove l’inca Manco tentò l’estrema resistenza ai conquistadores di Pizzarro, per raggiungere infine quella autentica meraviglia che è Machu Picchu, la città perduta nascosta tra le vette scoperta soltanto nel 1911. Dopo Puno si sconfina in Bolivia per visitare il complesso archeologico di Tiwanaku, posto sulle rive dell’incantevole lago Titicaca, una civiltà misteriosa attiva nel 600 d.C. e già scomparsa nel 1200; escursione in barca sul lago fino alle isole galleggianti degli Uros. Dopo la visita del pregevole centro storico coloniale di Arequipa, con i suoi monumenti barocchi, trasferimento sulla costa per sorvolare in aereo le linee di Nazca.
Sono centinaia di linee che si intersecano che si soprappongono a un numero imprecisato di figure geometriche e di figure animali e vegetali lunghe anche centinaia di metri, il cui significato a tuttoggi rimane misterioso. Prima del ritorno a Lima visita in motoscafo delle Isole Ballestas, dove grazie ad un a corrente fredda meridionale vive una fauna di tipo antartico, con grande quantità di pesce, di uccelli marini e di foche e leoni marini.
L’operatore urbinate “Apatam Viaggi” (tel. 0722. 32 94 88, www.apatam.it), specializzato dal 1980 in viaggi culturali in tutto il mondo con accompagnamento qualificato e un buon rapporto qualità/prezzo, propone in Perù un itinerario di 14 giorni secondo il programma di cui sopra. Unica partenza di gruppo con volo di linea da Milano il 24 aprile 2017, pernottamenti in hotel a 3 e 4 stelle con mezza pensione, accompagnatore dall’Italia, assicurazioni, quote da 3.850 euro in doppia.