Scoprire la Repubblica Dominicana più autentica, quella lontana dalle mete del turismo di massa, in un viaggio “fai da te” e in tutta economia? Noi ci abbiamo provato e abbiamo verificato che è possibile.
La mèta: la penisola di Samanà, nel nord-est del Paese. Le strutture ricettive: le numerose guesthouse aperte negli ultimi decenni da occidentali che hanno abbandonato tutto per trasferirsi in questo angolo di Caraibi. Il costo: meno di cento euro al giorno a coppia, senza privarsi di nulla (la cifra comprende anche trasferimenti ed escursioni).
L’itinerario parte dalla capitale Santo Domingo. Bastano poche ore per visitare questa città che ricorda in ogni angolo l’epopea di Cristoforo Colombo: gli spagnoli la elessero infatti come “quartier generale” e base di partenza per la conquista delle Americhe e l’insediamento europeo nel Nuovo Mondo. I luoghi di interesse sono quasi tutti concentrati nella Zona Colonial, vero gioiello di antica architettura coloniale: Calle El Conde (la via principale, ricca di fascino, colori e negozi), il Museo de las Casas Reales (dove sono conservati gli oggetti coloniali spagnoli), la Catedral Primada de America (la più antica cattedrale delle Americhe) e Parque Colon, la splendida piazza principale della città.
Ma abbandoniamo presto il trambusto della capitale per fare rotta verso la penisola di Samanà.
Il pullman è il mezzo di comunicazione più funzionale, economico e affidabile per spostarsi in Repubblica Dominicana. L’alternativa è prendere un taxi, ma in questo caso il prezzo aumenta in maniera vertiginosa: basti pensare che per coprire i 150 chilometri che separano Santo Domingo da Las Terrenas il biglietto del bus costa 6 euro, mentre il trasferimento dall’aeroporto di Las Americas a Santo Domingo città (una quindicina di chilometri) costa non meno di 25 euro. Ben presto ci si accorge di come la guida dei dominicani sia spesso bizzarra e “creativa”, ed è normale che nella cabina del pullman vengano caricate mercanzie di ogni tipo (noi abbiamo fatto il viaggio con pezzi di ricambio di automobili, compreso un paraurti e un cofano…!). I paesaggi che si attraversano sono estremamente mutevoli: nel volgere di poche decine di chilometri si passa dalle sponde della costa meridionale alle coltivazioni di riso della pianura centrale alla fittissima vegetazione tropicale del Parco nazionale Los Haitises.
Dopo quasi tre ore di viaggio si giunge a Las Terrenas, antico villaggio di pescatori che in questi ultimi anni sta conoscendo un forte impulso turistico, e che proprio a causa di questa trasformazione sta (purtroppo) perdendo la sua impronta originaria.
Il consiglio che possiamo dare è di lasciarsi alle spalle il caos e i rumori del paese di Las Terrenas e di cercare un angolo di tranquillità a Playa Bonita: i colori del mare, della vegetazione e del cielo di questa spiaggia caraibica non vi deluderanno! I quattro chilometri possono essere percorsi tranquillamente a piedi o a bordo del mezzo di “trasporto urbano” in assoluto più diffuso da queste parti: il motoconcho, una scoppiettante motoretta di 100-150 cc guidata con grande maestria da conducenti capaci di trasportare fino a tre persone (più guidatore, naturalmente!) e magari anche qualche bagaglio sul serbatoio…
Altro consiglio: cercate un alloggio a Playa Bonita: ne guadagnerete in ore di sonno silenziose e rilassanti, con il sottofondo impagabile del respiro del mare. L’offerta, in questa zona, non è altissima, ma si può trovare qualche ottima guesthouse: impeccabile sotto tutti i profili (compreso il rapporto qualità/prezzo) la Coyamar, gestita da Peter, un tedesco originario di Monaco di Baviera che 21 anni fa ha fatto la scelta di abbandonare il lavoro di manager della Bmw per trasferirsi in questo angolo di Caraibi con moglie e figli.
In questa zona si possono abbinare le giornate in spiaggia alle escursioni naturalistiche. A poche decine di chilometri da Las Terrenas, infatti, si possono vistare sia le cascate di El Limon (escursione che può essere fatta a piedi o a cavallo) che il Parco nazionale Los Haitises – una distesa interminabile di colline dominate da una fittissima foresta tropicale di felci, bambù, bromelie, mongrovie…
La seconda tappa del nostro viaggio è Las Galeras, località “di confine” ai margini nord-orientali della penisola. Per coprire i 70 chilometri che separano Las Terrenas a Las Galeras non esistono bus “strutturati”. Il mezzo pubblico utilizzato dalla gente del posto è rappresentato da pullmini (quasi tutti scalcinati) o da pick-up (altrettanto disastrati), che effettuano la tratta con transito intermedio a Samanà. Il costo del trasporto è variabile (o meglio: negoziabile) considerato che si viaggia con zaini o valigie. Ma l’esperienza è imperdibile: lo spaccato di umanità con la quale si entra in contatto in questi trasferimenti è davvero indimenticabile e, per molti versi, divertente, se non addirittura esilarante. E si tratta di un “contatto” spesso strettissimo, visto che è la regola viaggiare in 20 su pullmini omologati per 11!
Las Galeras è l’ultimo centro abitato nella punta della penisola. Qui la strada si interrompe. Pochi negozietti (per lo più di artigianato locale, di frutta e verdura, di alimentari, qualche parrucchiera, qualche cambiavalute…), alcuni ristoranti e locali tipici – non pochi quelli con i tavolini direttamente sotto le piante e sul prato… qui si può entrare davvero in contatto con il sapore, i ritmi e l’atmosfera dell’autentico paesino caraibico di pescatori, con il sottofondo pressoché continuo di salsa e merengue a scandire lo scorrere del tempo.
Non esistono grandi strutture ricettive, ma solo piccoli alberghi, B&B e guesthouse, per lo più realizzati e gestiti da occidentali (soprattutto italiani e francesi) che hanno deciso di trasferirsi in questo angolo sperduto dei Caraibi (a proposito: per chi fosse interessato, con circa 6 mila euro si può acquistare un lotto di terreno edificabile di mille metri quadrati). La scelta è comunque sufficiente a soddisfare le esigenze del turista “on the road”. A nostro avviso, El Jardin del Coco rappresenta una soluzione ideale. In ogni caso, non è necessario cercare un alloggio vicino al mare: Las Galeras è una località piccola e lungo la sua spiaggia non esiste un lungomare né un porto veri e propri: la strada principale del paese termina direttamente sulla spiaggia, in una sorta di ritrovo per pescatori dove si può gustare un ottimo pollo o del pesce cucinato all’istante, bere una cerveza o un cuba libre, con le barche lì vicino, tirate sul bagnasciuga…
Le spiagge più belle (e che spiagge!) della zona si trovano tutte a ovest del centro abitato: solo una – La Playita – è raggiungibile con una bella passeggiata di circa mezz’ora. Tutte le altre – Playa Colorada, Playa del Valle, Playa del Amor… ma soprattutto la meravigliosa Playa Rincon, l’ultima della serie – sono più distanti e raggiungibili via mare in barca (anche in questo caso, la “lobby dei barcaioli” impone tariffe da usura: 30 euro alla coppia per un trasferimento della durata di un quarto d’ora!), oppure in motoconcho. Un suggerimento: molte persone del posto si avvicinano per proporre escursioni, visite, trasporti… Augusto Rossy ci è parso il più onesto e professionale (è facilmente individuabile perché ha anche una trattoria, lungo la via principale del paese, che sforna piatti tipici a prezzi irrisori).
A nostro avviso, un’esperienza da non mancare è comunque proprio quella di raggiungere Playa Rincon a bordo di un motoconcho: oltre ad essere il mezzo di trasporto più economico, si ha l’opportunità di attraversare zone lussureggianti di vegetazione tropicale e piccoli centri abitati che mantengono intatti i ritmi, i sapori e i colori della realtà più popolare dominicana. Questo, nonostante il collegamento stradale non sia dei più comodi e agevoli: ci vogliono circa 45 minuti per percorrere la ventina di chilometri che il giro tortuoso impone, e nell’ultimo tratto bisogna affrontare anche un guado…
Lo spettacolo che offre Playa Rincon è impagabile: sembra davvero di essere dentro un poster! Non è un caso che questa località completamente vergine (sorgono solo due piccoli barettini alle estremità della baia, che misura circa 4 chilometri) venga annoverata tra le cinque più belle spiagge al mondo! E’ un vero peccato che i turisti siano avvisati e sconsigliati di camminare da soli lungo tutta la spiaggia, come anche di percorrere a piedi l’intero tratto di costa da Las Galeras a Playa Rincon, a causa della presenza di malviventi pronti ad aggredire i malcapitati. (A dire la verità, noi non ci siamo mai accorti di alcun movimento sospetto, ma è pur vero che è meglio non correre troppi rischi, in luoghi così isolati…). Ma ancor più un peccato è sapere che in questo angolo di paradiso è già stata approvata la costruzione di duemila bungalow di un villaggio turistico: la gente del posto è perfettamente consapevole delle opportunità che deriverebbero sotto il profilo dello sviluppo economico e occupazionale della zona, ma nello stesso tempo teme il deturpamento di uno dei pochi angoli dei Caraibi rimasti selvaggi e incontaminati. Insomma, un suggerimento: andateci, prima che sia troppo tardi!
Las Galeras, infine, è una delle basi privilegiate per effettuare l’escursione “regina” dell’intera penisola di Samanà: l’osservazione delle balene. Si stima che tutti gli anni una buona fetta delle 10 mila megattere dell’Atlantico settentrionale scelgano proprio le acque che circondano questa penisola come luogo dove venire ad accoppiarsi nel corso della loro migrazione di 5 mila chilometri (la più lunga compiuta da un mammifero). L’osservazione delle balene è consentita dal 15 gennaio al 15 marzo. Le escursioni partono dalla cittadina di Samanà verso l’omonimo golfo. In alternativa, ci si può far accompagnare dai pescatori di Las Galeras, in una escursione che tocca anche l’isolatissima Playa Fronton.
Luca Begnoni