dolomiti bellunesi
Il sentiero che porta alle Tre Cime di Lavaredo © Sabrina Talarico

Itinerario di tre giorni nelle Dolomiti bellunesi

Dolomiti bellunesi, itinerario di tre giorni tra escursioni, degustazioni gastronomiche e visite culturali.

Quando si è in viaggio e si ha poco tempo, è necessario decidere cosa vedere, tenendo in considerazione obiettivo e distanze. Nel caso del nostro weekend, la cosa migliore è percorrere quello che è stato definito l’itinerario della “Grande Bellezza”, che si snoda tra Auronzo e Misurina, passando per Lozzo, Vigo e Padola.

Paesaggio dolomiti bellunesi © Sabrina Talarico

Il che significa vedere, anche se da lontano, le alpi più suggestive, molte delle quali testimoni della Prima Guerra Mondiale: il Monte Piana, le Tre Cime di Lavaredo, le Marmarole, i Cadini, il Sorapiss. Un itinerario che invita i turisti a scoprire le dolomiti bellunesi, finestra aperta sulla pianura veneta. Un prezioso gioiello incastonato tra i più suggestivi rilievi montuosi delle Prealpi e delle Dolomiti. Che qui rappresentano, in percentuale, la maggiore superficie del sito riconosciuto Patrimonio dell’Umanità UNESCO.

Dolomiti bellunesi, primo giorno: le Tre Cime di Lavaredo

Nel primo giorno abbiamo scoperto la Grande Bellezza del tour raggiungendo le Tre Cime di Lavaredo. Si parte dal rifugio Auronzo (2.333 m), si sale lungo un sentiero che sembra spaccare a metà le montagne, fino alla Forcella. Siamo ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo, paradiso degli alpinisti, uno dei luoghi più fotografati del mondo. Difronte, il Monte Paterno, al confine tra Veneto e Alto Adige, teatro di duri scontri durante la Prima Guerra Mondiale. Nell’interno di queste montagne furono scavate le gallerie che consentirono agli italiani di difendersi dagli attacchi austriaci.

Qui c’è la storia d’Italia, oltre che il respiro delle montagne più celebrate delle Dolomiti bellunesi. Qui c’è purezza e benessere. Questo percorso nelle Dolomiti bellunesi è davvero facile, l’ideale comunque è farlo con una guida che racconti questi luoghi. Perché il fascino di queste vette deriva proprio dalla narrazione della loro storia. Oltre che dalla bellezza iconica delle Tre Cime, che ci guardano altere e immutate. La nostra guida si chiama Lio de Nes e con lui scopriamo i punti più panoramici e l’appassionata narrazione della montagna.

Gli affreschi della chiesa di Vigo di Cadore nelle Dolomiti bellunesi

Sant’Orsola è una chiesa inaspettata. In un paese davvero piccolo, Vigo di Cadore, è custodita questa preziosa cappella funeraria, costruita nel 1300 dal ricco Ainardo, figlio di Odorico podestà del Cadore. L’imponente ciclo di affreschi, ben conservato e recentemente restaurato, rappresenta la leggenda di Sant’Orsola, figlia del re dei Britanni. La tragedia di questa principessa, uccisa insieme undicimila donne partite in missione di evangelizzazione su incarico del Papa Ciriaco, è rappresentata in modo inequivocabile. Ai drappi medievali che aprono il ciclo nella fascia ornamentale bassa, si affianca la parte mediana, che racconta la tragedia di Orsola, dalla partenza all’uccisione. Chiude il ciclo la parte alta, riservata al contenuto teologico.

Lo sguardo cade inevitabilmente sul soffitto, che ricorda la Cappella degli Scrovegni per il colore blu oltremare, le immagini racchiuse entro tondi, le rappresentazioni naturali e quasi realistiche. Al centro, la Madonna col Bambino, poi i quattro Evangelisti e i lunettoni con la scena della Crocifissione sul Golgota, San Giorgio, il drago e la principessa. L’autore degli affreschi è anonimo, ma la loro vivacità e fattezza, di impronta postgiottesca (per questo motivo il pensiero va alla Cappella degli Scrovegni) fa supporre si trattasse di un eccellente pittore. Ancora oggi la loro attribuzione interessa gli storici dell’arte.

Interno Chiesa Sant’Orsola © Sabrina Talarico

Lozzo, il paese dei mulini

Il Rio Rin, torrente che scorre a lato del paese, ha sempre rappresentato il fulcro del paese dei mulini. Vale a dire Lozzo di Cadore, 1296 anime ai piedi delle Marmarole, case ordinate, fontana centrale, bar centrale, legnaie, il Museo della Latteria. Allestito negli spazi dell’ex latteria sociale attiva tra fine ‘800 e fine ‘900, il piccolo museo ha un allestimento essenziale ma ben congegnato, che conserva -tra le altre cose- gli strumenti tradizionali della lavorazione del formaggio, del burro e della ricotta. Ma anche i registri originali dei cento anni di vita delle Latterie sociali e quelli dei conferimenti giornalieri. Gli avvisi di convocazione delle assemblee, le lavagne dove venivano scritti gli orari di consegna del latte. Insomma, tutta la storia delle latterie del territorio bellunese e del Cadore.

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La Roggia dei Mulini, Lozzo di Cadore © Sabrina Talarico

Dopo aver evitato accuratamente di visitare l’inquietante chiesa “nuova” di Lozzo, è bello risalire la Roggia dei Mulini, dove sono tuttora visibili dismessi opifici, fucine e segherie. Un percorso che conserva le testimonianze di un passato in cui l’acqua veniva sfruttata come forza motrice nelle lavorazioni del grano, della lana, del ferro e del legname. Una via che si snoda nel verde, conduce a un mulino completamente funzionante e a una serie di edifici ben conservati. Oltre che alla centralina elettrica “Baldovin Carulli”, attiva dai primi del ‘900, che oggi serve solo 200 famiglie. Un pezzo di storia, un pezzo di vita del Cadore.

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Il mulino funzionante di Lozzo di Cadore © Sabrina Talarico

Secondo giorno nelle Dolomiti bellunesi: Lago di Misurina e malghe

Dal Lago di Misurina, una delle località più conosciute delle Dolomiti venete, si sale a Col del Varda (2106 m) con la storica seggiovia che in una decina di minuti conduce su una terrazza panoramica mozzafiato. Da qui, la vista è su alcune delle montagne venete più celebrate: il Cristallo, i Cadini, il Sorapiss e le Tofane.

Lago di Misurina © Sabrina Talarico

Per raggiungere Malga Maraia, obiettivo gourmet di questo interessante itinerario nelle dolomiti bellunesi, si passa attraverso boschi di abeti e larici, pascoli, radure e scorci di pura bellezza. Dopo circa due ore di cammino si arriva alla malga, raggiungibile anche in auto (cosa ovviamente da evitare). Ad aspettarci, taglieri di formaggi e salumi, gnocchi di patate all’auronzana con burro fuso e ricotta, patate alla cadorina e yogurt con fragole fresche.

La sosta al Lago di Misurina, nelle cui acque si specchiano le cime del versante sud-ovest delle Tre Cime di Lavaredo e le montagne cadorine, è d’obbligo. Siamo a 1756 m di altezza, le acque sono limpide e gelide, il paesaggio spettacolare. Appena sopra, il lago d’Antorno. Misurina ospita, tra le poche località in Europa insieme a Davos, un centro per la cura e la riabilitazione delle malattie respiratorie.

Auronzo e fun bob, adrenalina pura

Il secondo giorno si chiude ad Auronzo, con una prova di fun bob, la monorotaia più lunga del mondo che scende per oltre 3 chilometri dal Monte Agudo a valle. Ardrenalina pura, divertimento garantito, così come la sicurezza. La discesa è divertente e poco dopo la partenza si prende la mano con il bob, il tempo vola (non solo quello) e quando si arriva in fondo si è pronti per ripartire.

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prove generali di fun bob

Imperdibile la visita di Auronzo e del suo lago, ben 3 chilometri di acque smeraldine navigabili con piccole imbarcazioni. Un paese piccolo e molto curato, con una ciclopedonale che percorre in piano 8 chilometri di sviluppo della valle, albergh, ristoranti, piazze e un belvedere sul lago. Sullo sfondo, sempre loro: le Tre Cime di Lavaredo e le Dolomiti patrimonio UNESCO. Le dolomiti bellunesi.

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Riflessi smeraldo del Lago di Auronzo © Sabrina Talarico

Terzo giorno nelle Dolomiti bellunesi: escursione al Monte Piana

Nelle trincee del Monte Piana c’è la storia del maggiore Angelo Bosi e delle migliaia di soldati che qui, nella Alpi orientali, combatterono la Grande Guerra. In condizioni fisiche, climatiche e ambientali estreme, in cui le azioni militari divennero imprese alpinistiche.

In cui la lotta contro il maltempo, le tormente e l’assideramento diventò più importante della lotta contro il nemico. Guardiamo il sistema di trincee scavate per proteggersi, i fornelli delle mine, le gallerie scavate con gli esplosivi. Pensiamo alla fatica, alle storie, ai gesti eroici, alle morti bianche, e poi vediamo la bellezza delle montagne e della natura che circonda questi luoghi. Sembra incredibile siano state teatro di così tanto dolore.

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Ingresso trincee sul Monte Piana © Sabrina Talarico

Questo percorso, fatto magari con un’ottima guida come Antonella Fornari, aiuta a comprendere ciò che non dovrà mai più essere.

C’è guerra e guerra. La montagna, simbolo di pace, diventa Golgota per migliaia di soldati”. Scrive Antonella nel suo libro “Piccolo frutto rosso, frammento di pace”. Così, mentre calchiamo il suggestivo itinerario della Grande Guerra, il Monte Cristallo e le Tre Cime di Lavaredo sorvegliano i nostri passi e il nostro respiro. Come a dirci che la bellezza esiste ed è fatta per la vita.

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Copertina libro Antonella Fornari © Sabrina Talarico

Padola custode della cultura ladina

A Padola, ultimo comune della Regione Veneto e della provincia di Belluno, si arriva da Auronzo di Cadore in 20 minuti circa. Accanto alla piccola piazza con i caratteristici bar e negozietti, si trova il Museo della Cultura Ladina del Comelico. Realizzato per lo più grazie a materiali e attrezzi messi a disposizione dalle famiglie del paese, il museo è la testimonianza autentica e genuina della cultura alpina, perché mostra la durezza della vita di un tempo, i lavori del passato, abitudini, usi e costumi che parlano di sacrifici e forza di volontà di un popolo che da sempre ha vissuto nella Grande Bellezza delle Dolomiti Venete.

testo e foto di Sabrina Talarico

INFORMAZIONI:

https://auronzomisurina.it/

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