LE COLLINE DEL CONEGLIANO VALDOBBIADENE PATRIMONIO DELL’UMANITA’ UNESCO
LE COLLINE DEL CONEGLIANO VALDOBBIADENE PATRIMONIO DELL’UMANITA’ UNESCO
E’ ormai ufficiale che le colline del Conegliano Valdobbiadene siano Patrimonio dell’Umanità Unesco. La conferma arriva da Baku, in Azerbaijaan, dove il Comitato Permanente del Patrimonio Mondiale ha riconosciuto l’eccezionale valore universale al paesaggio. Conseguentemente ha iscritto il sito veneto alla World Heritage List.
Una sfida importante per il Paese tutto ed in particolare per il Territorio Veneto. In questo modo si potrà usufruire di tale ulteriore riconoscimento per mostrare agli occhi del mondo intero le sue bellezze, i suoi paesaggi ed i suoi valori storico-culturali.
La decisione è dunque stata ratificata al termine della 43esima sessione del World Heritage Committee, in cui sono state esaminate 36 candidature tra cui, per l’Italia, proprio quella delle ”Colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene”.
Una affermazione che segue le più che concrete speranze che si ventilavano nell’aria già da giorni, dopo il parere favorevole di “Icomos” – International Council on Monuments and Sites – che aveva promosso l’iscrizione alla lista del Patrimonio Mondiale come paesaggio culturale.
Italia: nazione con più Patrimoni dell’Umanità Unesco
Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene si inseriscono dunque tra i siti Unesco Patrimonio dell’Umanità . Vanno ad aggiungersi alle 1.092 località di tutto il mondo già presenti nella lista. La Nazione con più Patrimoni dell’Umanità è l’Italia con 54, seguita dalla Cina con 53 e dalla Spagna con 47.
A portare il Territorio Veneto a tale riconoscimento, ha essenzialmente contribuito la lungimirante intuizione e la visione prospettica che il Fondatore della Carpenè Malvolti – Antonio Carpenè ha avuto. Tutto è stato mirato a valorizzare un ambiente inizialmente spoglio di vigneti, ma da sempre ricco di tradizione vitivinicola.
Un nuovo traguardo per il Territorio dunque, a cinquant’anni esatti dalla prima e di dieci anni dall’ultima determinazione con cui sono state istituite rispettivamente le Denominazioni D.O.C. – il cui riconoscimento ufficiale è avvenuto nel 1969 – e la D.O.C.G., avvenuto nel 2009.
Un processo lungo ed un sogno inseguito per anni. Le basi di questo ambizioso progetto vengono gettate nel 2009, quando si costituisce il Comitato Promotore e la proposta arriva per la prima volta sul tavolo di Luca Zaia, al tempo Ministro delle Politiche Agricole.
Un territorio di particolare bellezza
Dal suo ufficio di Governatore del Veneto nel 2014 ha preso personalmente in mano l’operazione, dando una grossa spinta per arrivare alla prima versione del dossier a sostegno della candidatura nel 2016. Questa versione porrà un altro tassello fondamentale, ovvero la firma del Protocollo d’Intesa tra i 28 Comuni interessati.
Particolarmente significativo è stato dunque il suo ruolo nel suddetto processo ed a maggior ragione in quest’ultimo miglio verso l’inserimento nella Lista Unesco.
Lo stesso Zaia a tal proposito ha in più occasioni ribadito l’importanza per questo Territorio di ottenere l’inserimento nella Lista Unesco dei Patrimoni dell’Umanità non solo per quello che rappresenta a livello formale ma soprattutto per l’impegno concreto che l’Unesco si assume al fine di aiutare il sito, in cui tale Patrimonio si trova, per proteggerlo e valorizzarlo.
Un’importante occasione per incrementare la presenza del turismo
Una supervisione che passa attraverso due tipi di attività; il monitoraggio della protezione ed il recupero avverranno infatti ogni sei anni attraverso le missioni di controllo – in caso di pericoli di danneggiamento e da rapporti periodici, – e verifiche approfondite sullo stato di conservazione e sugli interventi effettuati – anche col finanziamento Unesco – per la sua salvaguardia.
L’inserimento delle Colline del Prosecco tra i siti Patrimonio dell’Umanità sarà anche una importante occasione per incrementare in questo Territorio la presenza del turismo enogastronomico; un fenomeno che oggi solo in Italia fa muovere un giro d’affari di circa 2,5 miliardi di euro (fonte Rapporto 2019 sul Turismo del Vino in Italia dell’Associazione Nazionale Città del Vino e Università di Salerno) a conferma di quanto esso rappresenti un elemento determinante al momento della scelta di una destinazione di viaggio ma ancora di più come esso si proponga come risorsa strategica per lo sviluppo del Paese.
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