Musei a Venezia. Una zona storica e artistica di primissimo piano che non si può mancare in una visita anche affrettata alla città di Venezia si trova a Dorsoduro. Il sestiere universitario, ricco di ristoranti alla mano, negozietti di artigianato e antiquariato e boutique di moda vintage. Prospiciente il Bacino San Marco, la Punta della Dogana è l’estremo lembo del sestiere in cui una sottile punta triangolare divide il Canal Grande dal Canale della Giudecca. Ospita tre importanti complessi architettonici. La monumentale Basilica di Santa Maria della Salute, il palazzo del Seminario Patriarcale e il complesso della Dogana da Mar, da cui l’area prende il nome.
Una zona ricca d’arte e di storia
Progettata da Baldassare Longhena su ispirazione dei modelli palladiani, la Chiesa della Salute è una delle chiese barocche più note di Venezia. Costruita a partire dal 1631 come ex voto alla Madonna da parte dei cittadini per la liberazione dalla peste che decimò la popolazione. Ancor oggi la basilica è amatissima dei veneziani al punto che la festa che cade al 21 novembre è stata adottata come festa del patrono della città. In sostituzione di San Marco, anche per ragioni opportunistiche, perché il 25 aprile non avrebbe dato origine a un ulteriore giornata festiva.
Non lontano affacciato sul canal Grande si trova Palazzo Dario, capolavoro dell’architetto Pietro Lombardo del 1479. È citato in tutti i libri di storia dell’arte come una delle più perfette espressioni del Rinascimento nel Veneto. Ma noto anche per la presunta maledizione secondo cui i suoi proprietari sarebbero destinati a fare bancarotta o a morire di morte violenta. Dopo una lunga lista conclusa con il suicidio di Raul Gardini nessuno volle comperarlo e il palazzo risulta ora attualmente chiuso e in fase di restauro. Accanto a Palazzo Dario, Palazzo Venier dei Leoni, progettato a metà del XVIII secolo dall’architetto Lorenzo Boschetti. È rimasto visibilmente incompiuto per problemi finanziari della famiglia proprietaria. Deve il suo nome alla presenza di elementi scultorei rappresentanti leoni lungo la base della facciata. Acquistato da Peggy Guggenheim per farne la sua dimora veneziana, è sede della preziosa collezione di arte contemporanea intitolata a suo nome.
Connubio d’arte a Punta della Dogana
Punta della Dogana raccoglie non uno, ma due musei di valore. L’imponente complesso di Punta della Dogana è costruito nel 1682, opera dell’architetto Giuseppe Benoni. È caratterizzata da una torre sormontata da un gruppo scultoreo raffigurante due Atlanti che sorreggono una sfera in bronzo dorato in cima alla quale la Fortuna indica ruotando la direzione del vento. In anni recenti il comune di Venezia volle destinare l’edificio alla creazione di un centro d’arte contemporanea. La fondazione di François Pinault, già presente a Venezia a Palazzo Grassi, si aggiudicò il bando di concorso nel 2007. Dopo un delicato restauro realizzato dall’architetto Tadao Ando nel giugno 2009, Punta della Dogana riaprì al pubblico per presentare a rotazione mostre temporanee di opere dalla collezione di arte contemporanea.
A Punta della Dogana si è conclusa a fine novembre, in quanto esposizione collegata con la Biennale, la grande mostra dedicata a Bruce Nauman. Intitolata “Contrapposto Studies” si sviluppava in una ventina di stanze con effetti di luce e spazi suggestivi, nonché dal piano superiore e dalla terrazza una splendida vista della città e della laguna. Vincitore del Leone d’Oro alla Biennale di Venezia nel 2009, l’artista americano contemporaneo, nato nel 1941 e vivente, interpreta lo spazio di lavoro come creazione. Usa ampiamente le performance del corpo e la sperimentazione sonora, in un’esperienza immersiva per il visitatore. Quest’ultimo è invitato a mettersi in gioco con il proprio corpo, i sensi e l’intelletto per riuscire a comprendere pienamente la ricerca dell’artista.
Tra i Musei a Venezia, Pinacoteca Manfrediniana e Seminario Patriarcale
A dimostrazione che l’arte non ha tempi né confini. E a riprova della magia unica di Venezia. Uscendo dalla mostra della Collezione Pinault l’edificio contiguo con ingresso sullo stesso campo a pochi metri di distanza fa convivere l’arte contemporanea con la grande arte classica. La Pinacoteca Manfrediniana ha due secoli ma non li dimostra affatto. Il Seminario Patriarcale di Venezia fu istituito mezzo millennio fa dopo il Concilio di Trento. Dal 1818 si trova a fianco della Basilica della Salute ed è stato oggetto di un importante restauro terminato nel gennaio 2012. Il seminario di per sé colpisce per l’ampiezza monumentale del suo chiostro progettato dal Longhena, gli scaloni e i vasti ambienti. Qui è ospitata questa piccola raccolta dall’aspetto moderno e funzionale su due piani che espone una collezione di pregevoli opere antiche.
Fin dal 1829 la pinacoteca Manfrediniana è ospitata nell’edificio del Seminario. Ha ricevuto in eredità le opere dal marchese Federico Manfredini morto appunto in quell’anno. Nato a Rovigo nel 1743 nel corso della sua laboriosa esistenza al servizio dei Granduchi di Toscana e poi nel riposo della campagna veneta collezionò una quantità di opere d’arte. Non avendo figli, dispose che la sua eredità fosse divisa tra nipoti e parenti. Ma per lascito testamentario volle che la maggior parte dei dipinti che costituivano la collezione artistica fosse conservata tutta insieme nel Seminario Patriarcale di Venezia. Anche per la stima e l’amicizia che lo legava ai patriarchi e ad alcuni elementi eruditi del clero che, appassionati della cultura e dell’arte, si prodigavano nel tutelare il patrimonio storico-artistico dell’ormai scomparsa Serenissima.
Da Vivarini a Tiziano, a Lippi a Canova nei Musei a Venezia
Negli spazi del museo sono custodite anche altre opere donate da ecclesiastici e cittadini illustri. Oppure salvate nella dispersione ottocentesca dovuta alla soppressione di chiese e conventi ordinata da Napoleone Bonaparte in tutta Europa. La Galleria consta così di 65 dipinti su tela, tavola e rame. Raccoglie opere di scuola pittorica del centro Italia, ma anche del nord Europa. Oltre a copie antiche di esemplari famosi oggi custoditi al Louvre di Parigi o all’Ermitage di San Pietroburgo. Dipinti e sculture esposte spaziano dal XIII al XIX secolo con opere di Vivarini, Bellini, Cima da Conegliano, Tiziano, Lippi, Guercino, Canova.
Per chi non conosce ancora questo artista, sono di particolare interesse le sculture straordinariamente espressive di Alessandro Vittoria. Nonché un inusuale grande gruppo scultoreo medievale esposto al centro della sala al piano terra con i re Magi che recano omaggio alla Madonna e al Bambin Gesù. Un passaggio al piano di sopra porta nella sacrestia della basilica di Santa Maria della Salute, dove sono nascosti altri capolavori. La pala d’altare di Tiziano e la grande tela a olio delle nozze di Cana di Tintoretto. La pinacoteca che dal 2019 è divenuta il Museo diocesano del Patriarcato di Venezia è aperta al pubblico soltanto da giovedì a sabato.
L’omaggio di un amore per Venezia
La Peggy Guggenheim Collection è uno dei maggiori musei d’arte europea e americana del XX secolo in Italia. È un omaggio a Venezia dovuto al grande amore per questa città dalla nota ed eccentrica collezionista d’arte e mecenate americana Peggy Guggenheim, nata a New York nel 1898 e morta in Italia nel 1979. Di famiglia di origini ebraiche proveniente dalla Svizzera, era nipote di Solomon R. Guggenheim, che creò l’omonima fondazione che ha istituito importanti musei nel mondo.
Peggy svolse una lunga attività di gallerista nel cuore della metropoli americana dove espose la sua collezione scoprendo e presentando soprattutto giovani artisti americani. Ma anche molti europei e italiani in particolare. Visse anche a Londra e a Parigi, ma dopo la guerra decise di stabilirsi definitivamente in Italia. Innamoratasi di Venezia vi espose per la prima volta la sua notevole collezione alla XXIV edizione della Biennale d’arte nel 1948. Nel 1949 acquistò Palazzo Venier dei Leoni, dove passò il resto della sua vita. La fondazione che porta il suo nome gestisce fin dal 1980 il museo che è diventato una delle attrazioni più visitate della città.
Il Peggy Guggenheim bellezza tra le bellezze dei Musei a Venezia
Aperto tutti i giorni, tranne il martedì, dalle 10 alle 18, il museo ospita, oltre alla collezione personale di Peggy Guggenheim, anche i capolavori della collezione Hannelore e Rudolph Schulhof. Numerose sculture ben ambientate nel giardino, oltre che notevoli mostre temporanee. Non sempre tutte le opere sono visibili e la rotazione avviene in media ogni sei mesi, lasciando naturalmente esposte le opere più significative. Questo perché lo spazio è poco per la grande quantità di quadri della collezione, che fa parte della costellazione di musei della Fondazione Solomon R. Guggenheim. Composta dallo storico Museo Solomon R. Guggenheim di New York dall’architettura indimenticabile, dal Guggenheim Museum Bilbao. E ancora dal futuro museo Guggenheim Abu Dhabi.
A Venezia sono esposti i capolavori del cubismo con artisti come Picasso e Bracque, del futurismo con tra gli altri Gino Severini e Giacomo Balla. E ancora dell’astrazione europea a partire da Kandinskij e Malevich, del surrealismo con Ernst, Magritte e altri. Nonché dell’espressionismo astratto americano con grande spazio per Pollock. Non mancano i grandi nomi stranieri del XX secolo come Klee, Dalì, Chagall, Léger, Picabia, Tanguy, né quelli italiani con De Chirico, Basaldella, Boccioni, Baj, Sironi, Vedova. Sono esposti inoltre alcuni dei maggiori scultori del XX secolo come Arp, Brancusi, Calder, Giacometti e Marini. Il museo presenta infine una collezione che è un lascito della fondazione Solomon Guggenheim di opere del dopoguerra europeo americano di artisti come Burri, Dubuffet, Fontana, Andy Warhol e altri.
di Leonardo Felician
Foto di Cynthia Beccari