Mostre a Venezia. Palazzo Franchetti sta diventando una sede espositiva di primo piano nel panorama veneziano. E’ un grande edificio ubicato nel sestiere di San Marco, proprio a pochi passi dal ponte dell’Accademia. Si prolunga posteriormente in Campo Santo Stefano, vicino alla chiesa di San Vidal. Dal 1999 appartiene all’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti che vi ospita frequenti manifestazioni culturali e mostre. Nel corso di quest’anno si sono succedute due interessanti mostre, puntando sempre sull’originalità e sulla suggestione dell’allestimento nei suoi scenografici saloni.
La mostra attualmente visitabile al piano nobile viene da lontano ed è organizzata da Ligabue S.p.A., una società veneziana ormai centenaria presente in 14 paesi che impiega oltre 7000 persone nel settore dei servizi di approvvigionamento, catering, facility management. E’ la passione per la scoperta, e l’internazionalizzazione del business hanno portato Inti Ligabue, presidente della Fondazione Giancarlo Ligabue del Gruppo, a immaginare e poi realizzare una mostra che si intitola “Potere e Prestigio, simboli del comando in Oceania”.
MOSTRE A VENEZIA: A PALAZZO FRANCHETTI FINO AL 22 MARZO 2022
La mostra è visitabile fino al 13 marzo 2022 ed è stata curata da uno tra i massimi esperti internazionali in materia, Steven Hooper, direttore del Sainsbury Research Unit per le Arti dell’Africa, Oceania e delle Americhe presso l’Università dell’East Anglia nel Regno Unito. C’è anche il concorso del Musée du Quai Branly di Parigi intitolato a Jacques Chirac. Lo splendido e originale museo francese con la più vasta collezione di arte etnografica del mondo ospiterà la mostra in seconda sede al termine della manifestazione veneziana.
Sono inoltre in mostra pezzi rari e importanti provenienti dalle principali collezioni del Regno Unito e dell’Europa continentale, come il National Museum of Scotland di Edimburgo, il Cambridge University Museum of Archaeology & Anthropology, il National Museums of World Cultures nei Paesi Bassi, il Musée des Beaux -Arts di Lille, la Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria a Roma e da altre collezioni. Le collezioni sono sia private che pubbliche e detengono oggetti in gran parte mai esposti prima d’ora. In particolare le collezioni del British Museum di Londra che eccezionalmente ha prestato per questo evento 26 pezzi prestigiosi.
MOSTRE A VENEZIA: UN TEMA ORIGINALE
Originale e innovativa, la mostra riunisce per la prima volta in Italia e in Europa 126 bastoni del comando. Mazze di straordinaria bellezza con diverse funzioni, realizzate nel XVIII e XIX secolo, una decina delle quali appartenenti proprio alla Collezione Ligabue. In questo modo si propone di scoprire bellezze artistiche ed elementi culturali e simbolici di mondi e civiltà a noi molto lontani. Fuori dagli stereotipi, una pietra miliare perché è la prima interamente dedicata a questi manufatti sui quali getta nuova luce. Si tratta della prima mostra interamente dedicata a questi manufatti sui quali getta nuova luce e rivelazioni interessanti per chi è appassionato delle culture dei mari del sud.
Il Nuovissimo Continente, come viene oggi indicata l’Oceania, è stato l’ultimo ad essere scoperto dagli Europei prima dell’Antartide. Un insieme estremamente diversificato di isole sparse su metà della superficie del nostro pianeta, accomunate dal grande Oceano che le unisce. Dall’Australia e la Nuova Guinea a ovest abitate da 50.000 anni, alle isole della Polinesia come Tahiti, l’isola di Pasqua e le Hawaii scoperte dai viaggiatori polinesiani mille anni fa. Queste terre hanno una ricca varietà di culture che affascinarono i primi europei che le raggiunsero a partire dal Cinquecento.
MOSTRE A VENEZIA: SIMBOLI DEL COMANDO
Gli abitanti del Pacifico avevano sviluppato tecniche, usi e forme d’arte originali che si erano evolute o modificate nei territori oceanici in base ai diversi contesti e alla storia delle isole. I bastoni del comando, solitamente classificati come armi primitive anche se in molti casi mai utilizzati come tali. Si tratta in realtà di bellissime sculture in legno, pietra e osso di balena, manufatti dai molteplici usi e significati, pezzi unici espressione della creatività e della capacità di straordinari artigiani.
Erano tra i materiali più diffusi e ancora prodotti quando tra ‘700 e ‘800 le spedizioni del Vecchio Continente iniziarono a giungere con frequenza in quelle terre. Tutto ciò prima che i missionari e le amministrazioni coloniali ne scoraggiassero la produzione. Oggetto di curiosità e ammirazione, di studio e di collezionismo, vennero portati in Occidente da avventurieri, ricercatori, commercianti, missionari e ufficiali coloniali. I musei e le esposizioni li trascurarono considerandoli a lungo strumenti cruenti di selvaggi.
MOSTRE A VENEZIA: I SIMBOLI DEL COMANDO NELLA LORO BELLEZZA SCULTOREA
Ora i bastoni del comando dell’Oceania vengono invece presentati a Venezia nella loro bellezza scultorea e nelle loro molteplici valenze. Vere opere d’arte complesse, rappresentazioni di divinità, status symbol, pregiati oggetti di scambio e accessori per le esibizioni, e talvolta anche strumenti di combattimento. Il valore scultoreo dei bastoni del comando esposti in mostra è componente fondamentale della loro identità. L’abilità degli intagliatori di questi manufatti è notevole.
Non si trattava di semplici esperti perché nelle lingue oceaniche i termini “esperto” o “specialista” includevano anche il nostro concetto di “sacerdote”. Si alludeva a una dimensione religiosa di queste figure, cui veniva anche riconosciuto un importante ruolo di mediazione. Questa era tra l’ordinaria esistenza quotidiana e il regno delle potenze superiori, responsabili della prosperità e produttività della vita dell’uomo. E’ in parte quello che molti isolani del Pacifico intendono con il termine mana: un potere che trascende le qualità umane o la casualità meccanica.
ARTE E ABILITA’ ARTIGIANALI NELLE MOSTRE A VENEZIA
Trattandosi poi di un prodotto della natura il processo di realizzazione di questi manufatti, interrotto più di un secolo fa, richiedeva un iter attento. I materiali da cui erano ricavati, alberi e ossa di mammiferi marini a cui a volte si aggiungevano pietre e conchiglie, dovevano essere acquisiti e modificati seguendo un rituale tradizionale. Purtroppo molte informazioni, conoscenze e saperi sono ormai andati perduti per sempre. Tutto è stato cancellato dalla colonizzazione europea e dall’azione dei missionari nei secoli scorsi.
Persino la terminologia usata dagli indigeni per indicare le diverse tipologie di mazze, considerata anche l’eterogeneità dei luoghi di produzioni e l’enorme numero di lingue dell’Oceania appare oggi di difficile ricostruzione. Ciò che però risulta evidente al visitatore e lo sorprende in ogni caso è l’eccezionale equilibrio di molte di queste sculture che spaziano da 50 cm a oltre 3 metri, nonché la fluidità delle forme, la meticolosità dell’intaglio, della lucidatura e degli ornamenti, la varietà delle tipologie.
I SEGNI DEL COMANDO VISTI COME ARMI
I bastoni erano anche armi e molti furono fabbricati pensando a questa funzione, anche se non tutti furono usati in combattimento. Bastoni di diversi tipi erano diffusi ovunque in Oceania per far fronte alle tante guerre che tra ‘700 e ‘800 insanguinarono anche il Pacifico. Molto resta ancora da decifrare delle culture dell’Oceania e delle produzioni materiali che ne sono il frutto. Anche se molto è stato cancellato, tantissimo attende d’essere riscoperto e spiegato. Questa mostra e lo studio che l’accompagna, abbandonati i preconcetti del mondo occidentale, sono un passo importante in questa direzione: in numerose sale si susseguono oggetti di foggia sorprendente, con un’accurata spiegazione, in italiano e in inglese, per contestualizzare gli oggetti di dare testimonianza del loro impiego, come simboli di autorità, ma anche come oggetti da combattimento e come ornamenti.
LA PITTURA PASSA IN SECONDO PIANO NELLE MOSTRE A VENEZIA
Questa mostra che da metà ottobre occupa il piano nobile di Palazzo Franchetti e ha scacciato la precedente mostra dedicata a “Campigli e gli Etruschi, una pagana felicità”. Fortunatamente questo appassionante racconto artistico è stato prorogato e spostato al piano superiore, con un arredo suggestivo perché anticamente era sede di una banca. La mostra permette di scoprire e conoscere l’affascinante opera di un pittore della prima metà del 900, di origine tedesca ma che ha vissuto sempre tra l’Italia e Parigi attraversando le grandi correnti dell’arte del ‘900.
Il punto di svolta della sua attività fu l’incontro con l’arte etrusca nel Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma. Lo stesso Massimo Campigli, pseudonimo di Max Ihlenfeldt, descrive nella sua biografia la visita al museo nel 1928, attribuendole una valenza fondamentale per lo sviluppo della fase più matura della sua produzione artistica. Nato a Berlino il 4 luglio 1895, morì a Saint-Tropez in Costa Azzurra il 31 maggio 1971. Il colpo di fulmine ha creato una cifra artistica davvero unica, inconfondibile, basata su volti ieratici di donne atteggiate appunto la foggia etrusca.
MOSTRE A VENEZIA: CAMPIGLI E GLI ETRUSCHI
La composizione, il colore, e la magia di questi volti sono una vera scoperta per chi ancora non lo conosce. La mostra è stata curata da Franco Calarota con la supervisione generale di Alessia Calarota ed è pensata come un vero dialogo tra le opere del maestro e gli esempi del passato da cui ha tratto così forte ispirazione. Le circa 35 opere di Campigli in mostra si affiancano a una cinquantina di reperti della civiltà etrusca, molti dei quali inediti ed esposti qui per la prima volta, individuati dalla Soprintendente Margherita Eichberg assieme agli studiosi del Comitato Scientifico, affiancati dal direttore di ricerca arch. Giovanni Cesarini. L’esposizione, che ha potuto contare inoltre sull’importante apporto scientifico della storica dell’arte Martina Corgnati, è visitabile con biglietto indipendente fino al 16 gennaio 2022 e permette di scoprire un autore che ha avuto direttamente e indirettamente una grande influenza sull’arte contemporanea.
di Leonardo Felician