I VESTITI RACCONTANO LA VITA DEI POPOLI A PARMA
“MODE NEL MONDO. I vestiti raccontano la vita dei popoli” è la mostra imperdibile, fiore all’occhiello di Parma, la città ducale. La città sarà quest’anno Capitale Italiana della Cultura. Gli avveniristici spazi che ospitano l’esposizione di ampio respiro culturale, sono il risultato di una radicale e ambiziosa ristrutturazione avvenuta qualche anno fa all’interno del Museo d’Arte Cinese ed Etnografico.
In particolare il Museo è nato a Parma già ad inizio novecento, per volere del fondatore dei Missionari Saveriani, Guido Maria Conforti, ai tempi vescovo della città. L’idea ispiratrice era ed è, all’insegna dell’amore verso il prossimo, di diffondere nel mondo il sapere di ogni popolo in un duplice impegno di tutela e valorizzazione. Tutto questo promuovendo le arti di tutti i continenti.
Gli abiti comunicano l’appartenenza ai vari ceti sociali
Inoltrandosi in questo palcoscenico a diversi livelli, dove gli scenografici spazi contenitori fanno parte integrante della mostra stessa, si è accolti da manichini. Abbigliati con abiti, suppellettili e accessori atti a comunicare l’appartenenza ai vari stati sociali, appaiono attori protagonisti e iconici padroni di casa. Non a caso la ditta produttrice prescelta, quale sponsor tecnico, è la pluri-premiata Bonaveri, famosa in tutto il mondo.
Da New York a Londra, da Parigi a Hong Kong, da Zurigo a Melbourne, è nota non solo per la creazione di figure personalizzate dai tratti eleganti e poetici insieme, ma per la ricerca che ha portato al primo manichino in materiale plastico naturale biodegradabile, generato da fonti rinnovabili.
Il vastissimo open space, reso fascinoso da una sapiente illuminazione, si articola in due aree principali. Una, la zona ingresso, ospita a destra la raccolta intitolata “Corda della saggezza” e di fronte, l’area dedicata al corredo del “Popolo Kayapò”, etnia che risiede in una delle zone più inaccessibili dell’Amazzonia.
Una accurata disamina dell’arte africana e dei vestiti
Infatti vi è descritta l’arte delle piume e della pittura corporale con chiavi di lettura quali l’identificazione del rosso come simbolo di sensibilità, energia, salute e del nero a rappresentare l’integrità della persona. Il percorso prosegue nello spazio più ampio con la disamina dell’arte africana con zucchetti, scarpe, babbucce tribali e braccialetti dal Sudan, tessuti cerimoniali in seta dal Ghana, collane e cavigliere dal Ciad. Oltre a questo interessante è la presenza di perline di vetro che testimoniano le varie correnti commerciali di provenienza mediorientale, indiana o europea. Perline di vetro di Murano vi sarebbero giunte dal 14° secolo attraverso gli Arabi.
Il paravento cinese oltre ai vestiti cuore della mostra
Il cuore della mostra è un anfiteatro che culmina in uno scenografico paravento cinese della metà del sec.XIX. Il paravento ha dodici pannelli decorati su entrambi i lati con scene di paesaggio. Il tutto è completato, nelle parti inferiori, da due ideogrammi augurali “shou”, ovvero “lunga vita” e “xi”, “felicità”. Al centro del salone, un enorme pouf bianco e nero rappresenta l’antico simbolo del yin e yang. Intorno corrono le varie collezioni cinesi, una piccola parte dell’immensa raccolta.
Oltre a questo, tra le tappe, significative e da degustare con calma sono “Le vetrine storiche”, “L’arte del bronzo”, “Religiosità popolare”, “Numismatica”, “Monetiere”, “La ceramica”, “Budda” e “La pittura”, considerata la perfezione del sapere. Secondo i pittori e i poeti cinesi, si poteva giungere all’essenza delle cose ponendo il proprio spirito in armonia con la natura e ascoltandone le rivelazioni.
Un viaggio attraverso i vestiti
Infatti lusso e moda fiorirono in Cina più di tremila anni prima della nascita di Cristo. Tutto è avvenuto con la creazione della seta, un tessuto brillante e prezioso più dell’oro che splende in mille vive colorazioni in abiti liturgici della tradizione taoista. I vestiti sono esposti nella mostra come l’abito tradizionale femminile, il Qipao. Ci sono anche i sontuosi abiti di scena tradizionali delle grandi rappresentazioni teatrali.
Il forte legame dei Missionari Severiani con la Cina ha radici molto profonde. Tutto ciò da quando, pronti ad adattarsi agli usi e ai costumi locali, presero come motto “Essere cinesi tra i Cinesi”.
Un viaggio, quello attraverso le mode nel mondo, che si rivela missione d’interculturalità. Nella Guida alle Collezioni si legge: “Anche un viaggio di mille miglia comincia con un passo” Confucio. O “Il giovane cammina più veloce, ma l’anziano conosce la strada”, proverbio africano. Altro proverbio è ”Lo straniero è un fratello che non hai mai incontrato”.
Oltre a questo, pensieri carichi di saggezza provenienti da tutto il mondo che portano il visitatore della mostra a percorrervi piacevolmente un percorso spirituale.
Non male in un’epoca malata di materialismo, come la nostra.
testo e foto di Maria Luisa Bonivento
INFO:
http://www.museocineseparma.org
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