TOULOUSE-LAUTREC OSPITE D’ONORE ALLA VILLA REALE DI MONZA
TOULOUSE-LAUTREC OSPITE D’ONORE ALLA VILLA REALE DI MONZA
La “mostra Toulouse-Lautrec la Ville Lumière”, ricca di ben 150 opere provenienti dall’Herakleidon Museum di Atene, costituisce un’intrigante opportunità per vivere le suggestive atmosfere ricreate da sapienti restauri nella fastosa villa progettata dal Piermarini su commissione di Maria Teresa d’Austria. Nei vari sontuosi saloni, cornice perfetta per un percorso museale a sorpresa ricco di imprevedibili scorci, si snoda l’esposizione di litografie, parte più consistente delle opere in mostra, di manifesti pubblicitari, di disegni a matita e a penna, d’acquerelli, di illustrazioni per giornali.
Per materializzare suggestioni fin de siècle e ricrearne le atmosfere bohémienne, non mancano arredi d’epoca, filmati che fanno da leit motiv insieme a musiche struggenti e soprattutto fotografie di grandi dimensioni. Henri de Toulouse, di stirpe aristocratica che affondava le radici nel Medioevo cavalleresco, ma dal fisico infelice e sofferente era attratto dalla fotografia, l’allora avveniristica musa, ma non amava scattare, adorava invece farsi ritrarre da amici inventando scenografie dove poneva se stesso in situazioni dissacranti e irriverenti, per “épater les bourgeois”, all’insegna di una giocosa autoironia.
La mostra di Toulouse Lautrec sviluppata in undici sezioni
Ora come allora, l’arte può diventare lo strumento vincente per superare l’emarginazione e l’isolamento indotti da una tara disabilitante come la sua e anche una mostra d’arte può assurgere a piacevole processo catartico, per tutti.
Undici sono le sezioni in cui si sgrana la mostra. Preceduta da un passaggio introduttivo che presenta l’artista e la sua Belle Epoque, la prima sezione porta il titolo “Lo studio dell’incisione e la tecnica della litografia” ed esemplifica il processo creativo che ha portato a “Pour Toi!” la litografia dove l’artista ritrae il suo parente compositore Desiré Dihau, colto mentre suona il fagotto nell’orchestra dell’Opera.
Le tre sezioni che seguono riguardano la caratterizzazione a scopo pubblicitario di noti personaggi, protagonisti della vita notturna parigina, la celebre stella del cabaret Jane Avril, il cantautore cabarettista Aristide Bruant e Yvette Guilbert, la “fine dicitrice” dai lunghi guanti neri.
Sua è la voce stentorea che risuona in una rarissima incisione di “A l’hotel du numero trois”.
Una delle sezioni dedicata al Moulin Rouge e agli spettacoli parigini
La quinta sezione ospita I disegni dall’adolescenza alla maturità, dove sono tratteggiate silhouettes in atteggiamenti insoliti, schizzi di personaggi e soprattutto caricature.
A seguire, Le riviste satiriche, i famosi journaux humoristiques che, spopolavano tra i lettori con vignette a sfondo sociale, politico, spesso anarchico, sfruttando il gossip e la caricatura.
Dedicata a Il Moulin Rouge e gli spettacoli parigini è la settima sezione, con litografie realizzate per la raccolta Le café-concert o altre più impegnative dedicate alle tragedie greche o ai concerti all’Opéra. “Non importa quale sia lo spettacolo, diceva, a teatro sto sempre bene”.
Nell’ottava sezione, Cavalli e cavalieri, è raccolto il mondo idealizzato della sua infanzia in cui il padre, conte Alphonse, amava dedicarsi a lunghe passeggiate a cavallo e a battute di caccia con il falcone. Attività a Lautrec precluse, per sempre. Sarà l’amato pony Philibert, a tirare il suo calessino per le vie di Parigi, quando all’ultimo le forze l’abbandonarono.
Le donne protagoniste della vita di Toulouse
Da Libri e collaborazioni editoriali, che costituisce la nona sezione, esce l’aspetto indomito del carattere dell’artista, imprevedibilmente legato alla realtà e alle nuove tecnologie della riproduzione a stampa. La vita notturna a Montmartre tra caffè, cabaret e assenzio, sembra infondesse nuova vita alla sua apprezzata attività lavorativa che svolgeva puntualmente, con lucidità e insospettabile energia.
Sue sono le litografie per la copertina e le illustrazioni di Au Pied du Sinaï di George Clemenceau, futuro presidente della Repubblica francese, descrizione, spesso tinta di umor nero, della vita delle comunità ebraiche nei vari paesi.
Nella decima sezione intitolata La Revue Blanche si accenna alle frequentazioni con la vita sociale parigina, intellettuali, mecenati, scrittori, poeti, editori che gravitavano intorno alla famosa rivista nata nel 1895. L’ultima, immancabile sezione è dedicata a Toulouse e le donne.
Uno sguardo ironico sui costumi parigini di fine secolo
Vi traspare sia lo sguardo ironico su balli e spettacoli parigini fin de siècle, fatti di luci, risa e applausi, sia l’evocazione di un amore impossibile per la misteriosa passeggera incontrata durante una traversata in nave, ma anche l’indagine affettuosa dei retroscena quotidiani di cantanti, attrici e soprattutto prostitute, in cui la “sensualità forzata” e la “seduzione professionale”, lasciano il posto a “passioni represse e solitudine”.
Una sorta di “ridi pagliaccio” nelle maisons closes vicine all’Opéra o nei bordelli, ovvero au bord de l’eau. La Senna, appunto.
Lo spettacolo, nello spettacolo, di cui Stefano Zuffi ha splendidamente curato la realizzazione è stato prodotto e organizzato, in perfetta sinergia con Nuova Villa Reale di Monza, da Arthemisia che ha edito anche l’esaustivo catalogo.
In cartellone fino al 29 settembre.
Testo e foto di Maria Luisa Bonivento
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