Tra quasi un mese la quindicesima tappa del Giro d’Italia proporrà la cronometro individuale in salita dal paese di Castelrotto ai 1.800 metri dell’Alpe di Siusi. Oltre 10 chilometri con una pendenza media superiore all’8 per cento. Ad una settimana dalla fine della corsa a tappe, la domenica altoatesina svelerà gli aspiranti alla maglia rosa 2016. Molti gli spunti storici legati al format agonistico della tappa con due curiose concomitanze.
Conclusa con successo la stagione dello sci, l’Alpe di Siusi si appresta ad accogliere le discipline endurance protagoniste della stagione estiva: dal ciclismo al running passando per il trekking. Una data da segnare sul calendario di ogni appassionato di ciclismo: domenica 22 maggio. Saremo nella seconda settimana del Giro d’Italia che si concluderà con una tappa spettacolare e delicatissima. La 15a frazione della Corsa Rosa, infatti, prevede la cronoscalata da Castelrotto all’Alpe di Siusi, dieci chilometri tutti all’insù, per chi abbia gambe per spingere, coraggio da vendere e spettacolo da regalare. L’Alpe di Siusi si appresta ad accogliere il suo secondo arrivo di una tappa del Giro d’Italia dopo quella del 2009, vinta da Denis

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Mensov con i colori della Rabobank (conosciuta oggi come Lotto NL-Jumbo).
La cronoscalata è una specialità affascinante (e massacrante) che il Giro ha già previsto in alcune edizioni passate, ma è la prima volta che la Corsa Rosa porta questo tipo di prova nel cuore delle Dolomiti, proprio sotto le pareti strapiombanti al cospetto del Massiccio dello Sciliar. Bastano i numeri per capire che si tratta di una giornata determinante: 10,85 chilometri per scavalcare 784 metri di dislivello, con una pendenza media dell’8,3 per cento. Si parte da Castelrotto a 1.060 metri di quota, grazioso paese ai piedi dell’altopiano e apprezzata località di villeggiatura. Un territorio vicino allo sport (è sede del ritiro estivo del Bologna Calcio), che ha dato i natali a Peter Fill, fresco vincitore della sfera di cristallo in discesa libera, e a Denise Karbon, indimenticata specialista nello slalom gigante.
Prima di lasciarci catturare dalle emozioni rosa, meritano una visita i ruderi di Castelvecchio, alla base della Punta Santner, sopra un grosso blocco dolomitico, e la chiesa ottocentesca

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del paese, in stile classicistico, dedicata ai Santi Pietro e Paolo. E proprio da qui scatteranno, uno a uno, i girini.
I primi 1.800 metri sono in leggero falsopiano: è l’antipasto di una sfida da brivido, con “il manubrio in bocca”, poiché i restanti 9 chilometri che portano all’arrivo presentano una pendenza media dell’8,3 per cento, con punte dell’11% e diversi tratti oltre il 9%. Per chi vive a pedali, una prova da temere: chi ama il ciclismo e non vuole perdere una tappa che ha già il sapore della storia, dovrà posizionandosi per tempo lungo i tornanti di Siusi. La salita è regolare e, come si dice in gergo, “tira sempre”: non prevede tratti in cui rifiatare o recuperare, ma esige uno sforzo continuo e reiterato fino allo striscione finale.
Non solo agonismo vero, per chi ama seguire questo sport: dal punto di vista paesaggistico questa tappa è molto varia e permette di godere della grandiosa cornice tra il Gruppo del Sassolungo a nord-est e il massiccio dello Sciliar di fronte. La salita alterna rettilinei e una decina di tornanti, con tratti in bosco e zone esposte al sole da cui ammirare i suggestivi

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panorami dolomitici.
Al chilometro 7,5, un dentino all’11 per cento va gestito con cautela: siamo a 1.600 metri di quota e ci sono ancora tre chilometri di fiato e sudore per arrivare ai 1.844 metri del traguardo posto a Compatsch. Qui ci troviamo nell’alpeggio più grande d’Europa (54 km²) ed è la destinazione ideale per gli amanti dello sci alpino e sci di fondo durante l’inverno, sia per gli appassionati di running e di escursioni durante la stagione estiva.
Due curiose concomitanze legano questa giornata alla storia della Corsa Rosa: la cronoscalata dell’Alpe di Siusi celebra gli ottant’anni di questa specialità. La prima prova contro il tempo in salita venne infatti inserita nel Giro del 1936 per celebrare, salendo da Rieti, la nascente stazione turistica del Terminillo. Inoltre, il 22 maggio è lo stesso giorno in cui l’edizione 1933 del Giro prevedeva la prima cronometro in una qualsiasi gara a tappe: era l’infinita (62 km) Bologna-Ferrara e vinse Alfredo Binda, che quell’anno a Milano conquistò il suo quinto Giro.

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Per maggiori informazioni:

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