Romagna rinascimentale. Solatia e dolce, come la descriveva nelle sue poesie Giovanni Pascoli. Ma, insieme, compendio di tutto quanto fa Rinascimento italiano. Quella romagnola è una identità plurale, una geologia di culture, una cucina di differenze e di somiglianze che affondano negli anni d’oro tra ‘400 e ‘500. Formidabili, quegli anni, per la Romagna, grazie alla grande casata degli Este.
Furono i duchi di Ferrara, infatti, ad aprire le loro corti ad artisti di fama (Ariosto, Bembo, Cosmè Tura, Leon Battista Alberti) , a commissionare opere immortali, a portare, insomma, una ventata di cambiamenti radicali nella regione. Influenzando, così, anche le altre signorie che dominavano Cesena e Rimini, Imola e Faenza. Ed è proprio grazie alle esperienze tematiche proposte da Visit Romagna, che i viandanti urbani del Terzo Millennio possono scoprire il passato glorioso di queste terre. Magari, seguendo le orme dei vip del tempo, come Leonardo da Vinci, Cesare Borgia e sua sorella Lucrezia.
Leonardo e Cesare: ingegno e potere nella Romagna Rinascimentale
Leonardo da Vinci visitò la Romagna nei primi anni del ‘500, invitato dal duca Cesare Borgia. Il duca, infatti, conquistate ormai tutte le terre romagnole, voleva difendere le sue conquiste con moderne infrastrutture civili e militari. E chi, se non il grande Leonardo, era la persona più adatta a preparare progetti avveniristici, macchine militari, opere difensive all’avanguardia? Cesare quindi richiese l’intervento di Leonardo. Già celebre per i suoi lavori di ingegneristica, di apparati militari, di opere idrauliche, di architettura, gli affidò il ruolo di architecto et ingegnero generale. La memoria dei pochi mesi trascorsi in Romagna dall’architecto ducale tra Cesena, Imola, Cesenatico e Rimini si ritrova nel cosiddetto Codice L, il taccuino sul quale Leonardo appuntava promemoria, schizzi e osservazioni su fortificazioni, scavi del terreno, problemi tecnologici.
Le piccole capitali di Cesare Borgia: Imola e Cesena. Romagna Rinascimentale
Seguendo Leonardo, si scoprono così le piccole capitali del ducato del Borgia. A Imola, per esempio, Leonardo realizza la famosa mappa della città. Cesena, una delle sedi principali del ducato, vede nei primi anni del ‘500 realizzato il numero maggiore di opere progettate da Leonardo, come il miglioramento delle difese murarie o la costruzione di gallerie e percorsi protetti all’interno della rocca. Oggi a Villa Silvia Carducci, sede dell’originalissimo Museo Musicalia, è possibile vedere anche uno dei primissimi esempi di strumento musicale meccanico della storia. Si tratta del tamburo progettato proprio da Leonardo, che, tra le altre cose, era un musicista straordinario.
Le piccole capitali di Cesare Borgia: Rimini e Cesenatico. Romagna Rinascimentale
Leonardo lavorò anche a Rimini dove non si occupò solo di macchine e di armi ma anche di sistemi acustici da impiegare nelle feste di corte. A Cesenatico, il giorno “6 di settembre 1502, a ore 15” (così racconta lui stesso) disegna la planimetria del Porto Canale (il progetto rimane, però, su carta) e, salito sulla torre malatestiana che si trovava al margine del paese, realizza la vista panoramica del piccolo borgo marinaro. E, ancora, proprio al “periodo romagnolo” di Leonardo è dedicato il museo di Sogliano al Rubicone, che racconta le caratteristiche del territorio e le sue tradizioni attraverso le osservazioni e le analisi su questo straordinario uomo d’ingegno.
Lucrezia Borgia: figlia, sorella, moglie
Figlia del papa Alessandro VI e sorella del duca Cesare, Lucrezia è una delle grandi protagoniste del Rinascimento, italiano ma anche romagnolo, ovviamente. Al di là dei gossip malevoli (che la dipingono come una dark lady, avvelenatrice e seduttrice seriale), Lucrezia nel 1502 sposa il duca di Ferrara Alfonso I d’Este e le cronache del tempo la raccontano come moglie devota e madre esemplare, fervente religiosa e perfetta dama di corte. Visit Romagna, oggi, suggerisce di ripetere il tragitto che Lucrezia percorre nel febbraio del 1502, per raggiungere il marito.
Lucrezia e Alfonso
Raccontano i cronisti che il corteo nuziale della sposa parte da Roma, attraversa l’Umbria e la Romagna. A Malalbergo, nei dintorni di Bologna, Lucrezia incontra la cognata Isabella marchesa di Mantova e, insieme, riprendono il viaggio verso Ferrara, in barca. Attraverso i canali navigabili che tagliano la pianura e accompagnate da una numerosa corte, le due cognate arrivano a Torre della Fossa. Dove avviene l’incontro storico: i due sposi, infatti, si vedono proprio qui. La sposa scende dalla sua imbarcazione e bacia la mano al duca, che ricambia il bacio.
Lucrezia sale, poi, sull’elegante bucintoro (la galea di stato) diretto a Ferrara, mentre un gran numero di cortigiani e gentiluomini l’accompagna cavalcando sugli argini. Proprio come si può fare oggi, in sella ad una bicicletta, suggerisce lo staff tecnico di Visit Romagna. Il giorno successivo, dopo aver attraversato il ponte di Castel Tedaldo, Lucrezia entra a Ferrara, accolta da una folla festante. Il resto è storia. Ma per noi, l’itinerario sulle tracce di Lucrezia si conclude nel centro di Ferrara dove si visita la sua sepoltura nel Monastero del Corpus Domini ma anche altre location legate alla vita della duchessa come Casa Romei, la Palazzina di Marfisa, Palazzo Schifanoia e il Castello Estense.
Enrico Saravalle