A distanza di quasi 50 anni dall’insorgere dei gravi problemi strutturali che ne avevano determinato la chiusura e a cui erano seguiti importanti interventi di restauro durati quasi vent’anni, il 21 settembre il Parco archeologico del Colosseo ha riaperto al pubblico la Domus Tiberiana. La grandiosa residenza imperiale, estesa per circa quattro ettari sul colle Palatino, si affaccia sulla valle del Foro Romano con poderose arcate su più livelli, immagine iconica di quest’angolo della città antica.

Con l’apertura del palazzo viene ripristinata la circolarità dei percorsi tra Foro Romano e Palatino, attraverso la rampa di Domiziano e gli horti farnesiani: il visitatore, che entra nel palazzo percorrendo la via coperta nota come Clivo della Vittoria, avrà così la percezione dell’antico cammino percorso dall’imperatore e dalla corte per raggiungere la grandiosa residenza privata, che dal colle Palatino ha dato origine al moderno significato della parola “palazzo”. Un’importante particolarità della Domus, inoltre, è l’allestimento museale “in situ”, dal titolo Imago imperii, che si articola nei tredici ambienti che si aprono lungo il percorso, con l’ambizione di raccontare la storia del monumento nei secoli (la mostra è stata curata da Alfonsina Russo, Maria Grazia Filetici, Martina Almonte e Fulvio Coletti, con l’organizzazione di Electa).

Domus Tiberiana nel Foro Romano

Il primo palazzo imperiale. Domus Tiberiana

La Domus Tiberiana è il primo vero e proprio palazzo imperiale dell’antica Roma, eretto sul versante nord-occidentale del colle Palatino nel I sec. d.C. Il palazzo, oltre alla parte residenziale, comprendeva vaste aree a giardino, luoghi di culto, ambienti destinati alla guardia pretoriana a tutela dell’Imperatore, nonché un vero e proprio quartiere di servizi affacciato verso il Foro Romano. Fin dalla prima età repubblicana, questo versante del Palatino fu prediletto dalle famiglie aristocratiche romane per erigervi le loro case, poiché immediatamente accessibile dalla valle del Foro Romano, come testimoniato dalle fonti letterarie e confermato dagli scavi.

DOMUS TIBERIANA
Domus Tiberiana- la via Tecta Clivo della Vittoria vista da est ©Ph. Stefano Castellani

La prima fase della Domus è quella neroniana

La prima fase della Domus Tiberiana attestata dalle indagini archeologiche è quella neroniana, databile all’indomani dell’incendio del 64 d.C., quindi contestualmente all’edificazione della Domus Aurea. Il palazzo subì diversi ampliamenti e ristrutturazioni nel tempo, le più importanti delle quali sono dovute agli imperatori Domiziano (81-96 d.C.) e Adriano (117-138 d.C.), fino a raggiungere un’estensione di circa quattro ettari.

L’utilizzo
 del palazzo imperiale continuò fino al VII secolo, quando divenne anche sede pontificia con papa Giovanni VII. Nell’VIII sec., infatti, la Domus Tiberiana era ancora così ben conservata 
da essere scelta come dimora dal pontefice, che la restaurò per abitarci. A partire dal X secolo, però, il palazzo fu completamente abbandonato e i suoi materiali vennero depredati e usati per farne calce. Bisognerà attendere la fine del XV secolo per i primi grandi interventi di scavo sulla via Sacra e la via Nova, ovvero alle pendici settentrionali del colle Palatino. Gli scavi, però, si concentrarono principalmente a valle, trascurando per lo più la parte alta del colle.

DOMUS TIBERIANA
Domus Tiberiana, illuminazione serale.1_ ©Ph. Emanuele Antonio Minerva, Ministero della Cultura

Gli horti farnesiani del Rinascimento. Domus Tiberiana

Dopo secoli di abbandono, alla metà del Cinquecento, la famiglia Farnese realizzò sulle terrazze scenografiche della Domus Tiberiana gli horti farnesiani, uno splendido giardino di delizie destinato a ospitare una nuova corte: in età rinascimentale, per oltre un secolo questo versante del colle Palatino fu luogo di svago nei giardini adorni di statue e fontane che si impostarono sui resti del palazzo imperiale.
 La monumentalità dei resti del palazzo ebbe un grande impatto sull’immaginario dell’epoca, prima di tornare a conoscere un nuovo periodo di abbandono.

DOMUS TIBERIANA
Domus Tiberiana, illuminazione serale.2 _ ©Ph. Emanuele Antonio Minerva, Ministero della Cultura

Scavi e restauri nell’800. Domus Tiberiana

A partire dal XIX secolo, sotto la direzione dell’archeologo Pietro Rosa, vennero effettuati scavi e restauri in tutta l’area del Palatino, scavi che – nonostante dovettero essere spesso interrotti a causa dei continui rischi di crollo – portarono a rinvenire, tra gli altri, gli ambienti della Domus Flavia, il clivo Palatino e le aree adiacenti, il Criptoportico “Neroniano”, la Casa di Livia, il clivo della Vittoria e la Domus Tiberiana. Contestualmente, sul finire dell’800 venne aperto il primo Museo Palatino.

I primi veri restauri della Domus Tiberiana cominciarono alla fine degli anni ‘50 dal Soprintendente archeologico di Roma Pietro Romanelli.

La Domus Tiberiana, però, tornò a essere chiusa 
al pubblico nel 1970, quando furono identificati gravi problemi di dissesto e rischio di crollo. Ebbe allora inizio una radicale e complessa attività di restauro che ha visto quest’anno la sua conclusione con la riapertura di una parte importante del Palazzo Imperiale.

Negli anni recenti, dunque, la Domus Tiberiana è stata oggetto di importanti lavori di scavo e restauro volti alla conoscenza, alla tutela e alla valorizzazione di un organismo architettonico tanto complesso quanto inizialmente a rischio, per i gravi dissesti statici e geotecnici delle imponenti strutture ora sanati, che hanno assicurato e reso stabile tutto il settore riguardante la sostruzione della pendice nord del Palatino. Una fase necessaria che consente oggi l’apertura al pubblico dell’area del monumento.

DOMUS TIBERIANA
Particolare della figura di un gladiatore dagli affreschi della cosiddetta “latrina del gladiatore” di età neroniana _ ©Ph. Stefano Castellani

Il percorso di visita. Domus Tiberiana

Il nuovo percorso di visita, che si sviluppa nelle viscere del palazzo imperiale, oltrepassando le poderose arcate del quartiere dei servizi, è incastonato nelle sostruzioni cave del fronte nord, e si articola in sette sale espositive, quattro delle quali comunicanti tra di loro, che si affacciano con una vista privilegiata sul Foro Romano, mentre due sale multimediali sul fronte opposto ospitano un documentario e la ricostruzione olografica del monumento. Un percorso tattile accompagna il visitatore.

La comunicazione museale si avvale anche delle nuove tecnologie multimediali, in grado di comunicare con un approccio più comprensibile e immediato la complessa realtà archeologica. In particolare, lungo il percorso espositivo riprende forma, all’interno di una piramide olografica, l’originaria fase neroniana dell’edificio, mentre la prima sala espositiva mette in mostra lo scavo stratigrafico avvenuto in tempi recentissimi, tra il 2020 e il 2021, con le straordinarie scoperte relative alla vita della corte, con manufatti e resti botanici, ma anche ossei, che hanno permesso, grazie allo studio interdisciplinare, di ricostruire un importante segmento di vita durato diversi secoli. Gli ambienti successivi consentono un approfondimento su diversi temi, primo tra tutti la trasformazione dell’area che da quartiere residenziale aristocratico diventa palazzo imperiale.

La visione straordinaria delle architetture appena restaurate. Domus Tiberiana

Allo snodarsi delle sale, si segue la visione delle straordinarie architetture di recente restaurate, dei servizi con le terme imperiali e le infrastrutture connesse, delle superfici decorate a stucco che impreziosiscono il cosiddetto ponte di Caligola, con sullo sfondo le pitture ritraenti soggetti della vita di corte. L’allestimento museale si articola secondo una visione tematica all’interno degli ambienti del quartiere sostruttivo di epoca adrianea, destinato ad accogliere i servizi, le botteghe per la vendita al dettaglio e presumibilmente anche attività amministrative.

Il racconto della vita che si svolgeva nella reggia è suffragato da un’ampia selezione delle centinaia di reperti ceramici, in metallo e in vetro, di statuaria e decorazioni messi in luce durante gli scavi degli ultimi trent’anni: le merci e i consumi attraverso la documentazione che ci restituisce il vasellame trovato, le transazioni economiche testimoniate dalle numerose monete rinvenute, i sontuosi arredi degli spazi occupati dalle corti con le informazioni desunte dalla statuaria, i culti misterici del Palazzo, da Dioniso a Mitra e agli egizi Iside e Serapide. Gli spazi sono suggestivamente illuminati tanto all’interno quanto all’esterno, così da essere visibili dalla città anche di notte.

DOMUS TIBERIANA
Lastra campana proveniente dagli scavi relativi alle fasi precedenti la Domus Tiberiana _ ©Ph. Stefano Castellani

Nuovi percorsi al Parco archeologico del Colosseo

Fin dal momento della sua istituzione, nel 2017, il Parco archeologico del Colosseo ha posto, tra i suoi obiettivi prioritari, una particolare attenzione al potenziamento della fruizione dei suoi straordinari monumenti e, in senso più ampio, della sua offerta culturale, con l’apertura al pubblico di spazi precedentemente preclusi e la creazione di percorsi di visita diversificati. E già dopo due anni, nel 2019, erano stati restituiti alla pubblica fruizione diecimila metri quadrati, cui si sono aggiunte negli anni successivi nuove aperture.

Il perseverante impegno del Parco verso il pubblico è stato ripagato tanto che, con la ripresa del turismo nel periodo post-pandemia, oltre 9 milioni 800 mila persone lo hanno visitato nel corso del 2022 e, tra questi, quasi 4 milioni nell’area archeologica del Foro Romano-Palatino. In sintesi, quindi, la riapertura al pubblico della Domus Tiberiana rappresenta per il Parco archeologico del Colosseo un tassello importante nella prospettiva di offrire al pubblico, attraverso un sistema di museo diffuso tra tutti i suoi straordinari monumenti, anche con reperti provenienti dai depositi, un’esperienza culturale sempre più ampia, coinvolgente e consapevole.

Luca Begnoni

DOMUS TIBERIANA
Particolare del frutto del limone dagli affreschi della cosiddetta “latrina del gladiatore” di età neroniana, prima attestazione iconografica in Italia _ ©Ph. Stefano Castellani

INDIRIZZO:

https://colosseo.it/area/domus-tiberiana/

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