Due mostre a Parma. Capitale italiana della cultura 2020 e 2021, Parma mostra un calendario ricco d’iniziative, da non perdere. Tra le varie tappe, due appaiono particolarmente intriganti in questo momento. Una, in zona periferica, è costituita dagli avveniristici spazi espositivi che, all’interno del Museo d’Arte Cinese ed Etnografico, sono il risultato di una radicale e ambiziosa ristrutturazione avvenuta qualche anno fa. L’altra, nel cuore della città, è Palazzo Tarasconi di strada Farini 37. Un capolavoro di architettura cinquecentesca restituito ora alla comunità dopo un importante lavoro di restauro. All’insegna del contrasto e dell’attrazione del diverso è la mostra fotografica ospitata nella prima delle due location: il Museo Etnografico dei missionari Saveriani, impegnato da tempo a salvare dall’oblio e dalla dispersione le culture nate prima della moderna tecnologia.
13 immagini fotografiche prese in prestito dalla strada per le due mostre a Parma
Si tratta di 13 immagini fotografiche in grande formato, creazione di Arturo Delle Donne, biologo, dottore di ricerca in ecologia, artista, fotografo professionista, direttore della fotografia e regista. Delle Donne, recuperando potenti stilemi tribali da Papua Nuova Guinea, Amazzonia, Australia, Etiopia, Perù, Burkina Faso, Nuova Caledonia, li ha riprodotti con scrupolo e precisione sui volti di studenti, operai, giovani laureati, gente presa a prestito dalla quotidianità di massa occidentale. Si tratta di un insolito step di quell’etnografia di salvataggio introdotta già a inizio ‘900 dal grande antropologo Bronislaw Malinowski. Il quale poneva l’accento sulla necessità di documentare tutte le usanze che, s’intuiva, sarebbero state contaminate e disperse. Qui l’artista utilizza un tipico stile fashion per evidenziare l’analogia che esiste tra il vestirsi per il mondo occidentale e il truccarsi per le popolazioni indigene.
La pittura corporale fatta propria dalla civiltà occidentale nelle due mostre di Parma
Di conseguenza è sorprendente come la pittura corporale, il body piercing, il body modification o altre antiche pratiche, vengano fatte proprie dall’attuale società occidentale senza conoscerne le origini. “Io amo indagare la diversità culturale, – afferma l’artista – una diversità che lentamente e silenziosamente scompare”. Per millenni, infatti, preziose informazioni quali il rango sociale, l’appartenenza a una tribù, la volontà di attaccare il nemico o anche solo la propria identità, sono state trasmesse in un linguaggio forte e antico, attraverso disegni sulla pelle che, quale una tela per l’artista, accoglie forme e colori.
Attualmente al Museo d’Arte Cinese ed Etnografico c’è di più. Si tratta di una mostra nella mostra, come spiega il direttore, Padre Alfredo Turco. Non è un caso che le immagini di Delle Donne siano esposte nell’ambito della ricchissima collezione permanente, in uno spazio contiguo al vasto open space che ospita la mostra “Mode nel Mondo”. Esposizione ancora in essere, dove tra le altre tappe c’è quella dedicata alla pittura, considerata la perfezione del sapere. Secondo i pittori e i poeti cinesi, si poteva infatti giungere all’essenza delle cose, ponendo il proprio spirito in armonia con la natura e ascoltandone le rivelazioni.
Dare voce alla natura: succede nelle due mostre di Parma
“Dare voce alla natura” è il titolo dell’altro evento artistico in centro città, nelle cantine di Palazzo Tarasconi. Come già tempo fa le Scuderie del Castello di Pavia, appaiono la perfetta location per l’esposizione delle opere di uno degli autori più geniali, originali e sconcertanti del Novecento italiano. Stiamo parlando di Antonio Ligabue, presente con 83 dipinti e 4 sculture, tra autoritratti, paesaggi, raffigurazioni di animali selvaggi e domestici.
Le opere di Michele Vitaloni novità della mostra a Parma
La novità di questa mostra è la presenza di 15 opere plastiche dello scultore iperrealista Michele Vitaloni, esponente di spicco della Wildlife Art. Un accostamento che potrebbe apparire azzardato, ma che, come in musica il contrappunto, permette di accentuare il messaggio che si vuole trasmettere. Come? Attraverso uno scontro più che un incontro, perfetto per trasmettere energia.
E’ dal mondo della natura, nato prima dell’uomo e che all’uomo, suo ospite, è destinato a sopravvivere, che entrambi gli artisti appaiono inesorabilmente attratti. In particolare è la figura animale selvaggia che esercita il proprio irresistibile fascino su entrambi gli artisti. Così diversi tra loro non solo per divario generazionale (Vitaloni è del 1967, nasce, infatti a due anni dalla morte di Ligabue) ma per opposta condizione sociale e fin tanto per aspetto fisico.
Nelle due mostre a Parma, due artisti attratti dallo stesso fascino
Anche a prima vista, appaiono perfette personificazioni di tipologie umane che il “common sense” inglese definirebbe “very nice looking” l’uno e “ugly” l’altro. Le immagini degli animali selvaggi che Ligabue ritrae e trasfigura, gli provengono da rare visite ai circhi itineranti di provincia o dalle figurine Liebig, tanto famose ai suoi tempi. Tutto questo nelle due mostre a Parma.
Vitaloni nelle vere giungle c’è stato, più volte, ed è impegnato attivamente nella salvaguardia degli animali che sono la sua fonte d’ispirazione. Molte delle sue mostre, quali il Leopard Conservation Project e Trust The Forest, hanno infatti come obiettivo il sostegno di progetti di conservazione. Entrambi gli artisti in realtà appaiono attratti dal fascino della figura animale selvaggia e dall’eleganza dei corpi che riflettono la parte selvatica della natura umana. Ma mentre Vitaloni ne esalta la bellezza e la dignità, Ligabue ne vede la forza drammatica in una sorta di “espressionismo tragico”.
Ligabue richiama il settecentesco Blake nella mostra a Parma
Questo “espressionismo” potrebbe richiamare “The Tiger” del poeta incisore settecentesco William Blake. Una drammacità che è l’espressione della sua vita stessa. Di origine svizzera, era stato espulso giovanissimo dal suo tanto amato cantone di S. Gallo, e scaraventato in un paesino della Bassa, perso tra le nebbie del Po. L’aspetto fisico a dir poco infelice, la sua precaria scolarizzazione, e ancor più il suo parlare quasi esclusivamente tedesco avevano acuito le difficoltà del trovarsi tutto d’un tratto, senza denaro, in un luogo come Gualtieri fuori dal mondo, così diverso comunque dalla “sua” Svizzera.
Fin dall’inizio è stato bollato come “diverso” e le sue stranezze unite al carattere sempre più difficile, hanno nutrito le esasperate reazioni dei suoi nuovi compaesani in un circolo vizioso senza uscita. Sua sofferta ancora di salvezza è stato il dipingere che gli ha permesso di esprimere il suo salvifico amore per la natura.
L’autoritratto come immagine del malessere nella mostra a Parma
Nei suoi stessi autoritratti le espressioni, di grande dignità, appaiono pietrificate e identiche in ogni contesto, con gli occhi sgranati, quasi a voler catturare lo sguardo e l’attenzione del proprio interlocutore. Alla Van Gogh. Nella mostra a Parma “L’autoritratto è l’immagine del malessere e Ligabue ci tiene a farlo conoscere”, scrive Vittorio Sgarbi, “non è una forma di narcisismo, esprime la necessità di capirsi meglio, in un processo di autoanalisi”.
Momenti di angoscia che la natura ci aiuterà a vincere “Torneremo a guardare il mondo, attraverso gli occhi di Antonio Ligabue”. Augusto Agosta Tota, Presidente della Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma e editore del “Catalogo generale” sottolinea la triste attualità del suo sentire. “Come il grande pittore della Bassa in questi mesi d’isolamento, abbiamo imparato a provare, nel nostro profondo, un sentimento di angoscia, di dolore e d’impotenza, mischiato a quello di speranza e di attesa di una normalità, che sentivamo di poter raggiungere”. Un’angoscia e una disperazione che l’arte e la natura ci aiuteranno a vincere, così le poderose creature life-size dell’artista naturalista, quasi taciti visitatori della mostra, attenti alle raffigurazioni appese alle pareti, ci appaiono rassicuranti nella loro immobile bellezza.
“TRIBES, The last breath on earth”
Mostra curata da Padre Alfredo Turco e Chiara Allegri vice direttrice del Museo.
Fino al 30 aprile 2021
Viale San Martino 9
Orari: da martedì a venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19
LIGABUE E VITALONI. Dare voce alla natura
Mostra curata da Augusto Agosta Tota, Marzio Dall’Acqua e Vittorio Sgarbi
Fino al 30 maggio
Strada Farini 37
Orari: martedì-domenica, 10.00-19.30
DOVE MANGIARE
- Per il pranzo si consiglia “Tra l’uss e l’asa” – Bottega, vino e cucina in Borgo San Biagio 6/c
Tel. 0521284699 Per la cena: “I DU MATT” – Ricette gourmet e calici di vino in via San Leonardo, 75 – tel: +390521251407
- Cena in piazza DuomoTradizione, creatività e passione in Vicolo Scutellari, 1 – 43121 Parma (PR) – Piazza Duomo
DOVE DORMIRE
- https://www.palazzodallarosaprati.it/, alloggio in palazzo d’epoca, con vista sul Duomo in Str. Duomo, 7.