MUSEO DI PANGEA
NEL MUSEO LE SCULTURE DI CIVILTÀ IMMAGINARIE DI MARCO BARINA
La mostra primaverile del museo del Labirinto della Masone è intitolata a Pangea, il super-continente che 180 milioni di anni fa si spezzò, generando i continenti Laurasia e Gondwana, progenitori diretti di Africa, Asia, Europa, Oceania, Antartide. Se a suo tempo Pangea fu una piattaforma reale e calpestabile, oggi, in un mondo dove distanze e separazioni sono in via di abolizione, è un fantasma psichico che riemerge.
Il Museo di Pangea, che con i suoi manufatti di popolazioni immaginarie ha aperto al pubblico l’11 marzo, diversamente da quanto annunciato resterà aperto al pubblico sino al 24 giugno 2018.
Antichità esposte realizzate da Maro Barina
Tutte queste “antichità” esposte – una settantina di pezzi – sono state realizzate negli ultimi dieci anni da Marco Barina, artista contemporaneo romano. Sebbene ogni sala presenti delle peculiarità, si ha a che fare con un linguaggio artistico unitario, basato su pochi elementi ricorrenti: idoli, pali totemici, feticci, maschere, urne cinerarie. A volte cogliamo echi delle cosiddette “civiltà superiori”, ma declinate con accenti tribali.
Per realizzare i suoi assemblages Barina ha battuto il mercato delle pulci di Porta Portese e altri mercatini e negozi dei rigattieri, cercando tra la cianfrusaglia (ciotole, cucchiai, chiavistelli, zuccheriere, grattugie, scaldini) i frantumi di un Pantheon smembrato. Con lo scopo di ricomporlo e di restituirgli potenza ed efficacia.
Come dice anche Anna Mattirolo, già direttrice del Maxxi Arte e condirettore delle Scuderie del Quirinale “Barina sembra voler ridisegnare un nuovo ed immaginifico mondo attraverso un bagaglio di effigi che riserva nel proprio immaginario ma che ricostruisce, di volta in volta, in una storia dell’arte scandita da culture e etnie lontane, diverse tra loro, ma tutte magicamente testimoni di un mondo perduto”.
Feticci di un mondo parallelo
L’esposizione al Labirinto della Masone è la conseguenza di un coup de foudre tra Franco Maria Ricci e Marco Barina. “Sono felice e orgoglioso” dichiara Ricci, “di ospitare una mostra il cui titolo, Museo di Pangea, non stona con la mia prima professione di geologo. La penombra dei musei etnografici somiglia a quella di teatri e cinema, e mi fa pensare anche al nero dei miei libri. L’allestimento della mostra di Barina obbedisce a queste suggestioni. La storia di Pangea comporta intermittenze, allontanamenti e avvicinamenti. Spero che molti visitatori, guardando i feticci del mondo parallelo immaginato da Marco Barina, proveranno l’emozione di un riaccostamento a dèi, a culture, ad archetipi che esistevano già – ma come brocante dimenticata – nelle soffitte o nelle cantine della loro mente”.
Franco Maria Ricci accompagna l’esposizione
L’esposizione è accompagnata da un volume edito da Franco Maria Ricci, che ne ha firmato l’introduzione, mentre la riproduzione delle opere è affiancata dai testi di Anna Mattirolo e di Giovanni Mariotti.
La mostra è aperta tutti i giorni, tranne il martedì, dalle 10.30 alle 19.
L’accesso è incluso nel biglietto d’ingresso del Labirinto della Masone (intero € 18, riduzioni indicate sul sito www.labirintodifrancomariaricci.it), che comprende anche l’accesso al labirinto di bambù e alla collezione permanente di Franco Maria Ricci.
Info: Labirinto della Masone – Strada Masone 121 – Fontanellato (PR) – Telefono: 0521827081 – labirinto@francomariaricci.com