La stagione di danza del Teatro Comunale, Vicenza Danza, ha ripreso il via con gran successo di pubblico e della critica. Giunta quest’anno alla XXII edizione, il cartellone presenta un programma di livello internazionale e di vasto respiro artistico e dopo il Ballet Nacional Sodre dell’Uruguay, il Balletto di Toscana e Chicos Mambo, il 6 marzo (ore 20,45) in Sala Grande, andrà in scena il Ballets Jazz Montréal, storica compagnia canadese riconosciuta a livello internazionale per il suo stile orientato al contemporaneo, ma in grado di coniugare l’estetica del classico a nuove tendenze in grado di vivacizzare (jazzing up è il termine che le rappresenta) l’arte coreutica per renderla alla portata di platee sempre più vaste. A Vicenza i BJM presenteranno un trittico ideato da Louis Robitaille. Il primo è “Rouge” con la coreografia di Rodrigo Pederneiras, fondatore dei brasiliani Grupo Corpo: una creazione che si rifà alle tradizioni indoamericane, un omaggio alla cultura dei Nativi, una danza corale e intensa in cui emergono i sentimenti della fuga e della libertà insiti nel mainstream della migrazione.
Il secondo brano è “O Balcão de Amor” dell’israeliano Itzik Galili – coreografo di rilievo nel panorama della danza contemporanea – con una rivisitazione di un lavoro creato per il Balé da Cidade de São Paulo. E in chiusura “Kosmos” del greco Andonis Foniadakis, coreografo di tendenza che predilige i movimenti ininterrotti che generano un’energia esplosiva, ricca di straripante fisicità. A seguire martedì 13 marzo (ore 20,45) è di scena Rioult Dance New York con uno spettacolo di grande raffinatezza stilistica, “Serata Bach”, un omaggio alla musica del celebre compositore in programma in marzo. Si tratta di un originalissimo programma ideato per i 20 anni della compagnia, splendida fusione di fisicità americana e sensibilità europea, che raccoglie 4 coreografie di Rioult ideate dal 2008 al 2015, titoli emblematici in cui la rigorosa struttura della musica barocca incontra l’evanescenza e la modernità delle forme.
Views of the Fleeting World (Visioni di un mondo fugace) è un brano meditativo diviso in nove parti (ensemble e passi a due) in cui i corpi dei danzatori fanno da contrappunto allo spazio rarefatto e alle proiezioni video che scorrono sul fondale. Tutt’altra atmosfera per City, quartetto ambientato tra grattacieli di una grande città, con danzatori in abiti casual per rendere la frenesia dell’ambientazione contemporanea, incalzante come la Sonata n. 6 per violino e pianoforte di Bach. Polymorphous si sviluppa invece su una selezione di Preludi e Fughe da Il Clavicembalo ben temperato, mentre il brano di chiusura Celestial Tides (Maree celesti, 2011) scandito sui tre tempi del Concerto Brandeburghese n.6, è un flusso emotivo e di forme che rende leggibile la musica nella sua serrata forza contrappuntistica non concedendo tregua all’ascolto e al susseguirsi di visioni.
E ancora il 15 marzo è di scena Cristina Morganti con “A Fury Tale”. Sul palcoscenico due donne dai capelli rossi, alte, pallide, che danzano e indagano il tema della rabbia, sentimento ambiguo comunemente inteso come distruttrice ma di cui si dimentica l’enorme potenziale creativo. Venerdì 6 aprile sarà la volta del Balletto di Roma con le coreografie di Davide Valrosso, in “We are not Alone”, uno spettacolo che esplora la relazione con l’altro, l’ambiguità semantica del gesto attraverso la stimolazione e il risveglio dei sensi. Mentre venerdì 20 aprile è la Compagnia Stalker a presentare “Von”, da un’ idea di Daniele Albanese. Nello spettacolo vi si esplorano le linee di confine e passaggio, quanto risulta chiaro e leggibile rispetto a ciò che è invece oscuro e misterioso. Sabato 21 aprile – in replica domenica 22 alle ore 18 – sarà la volta della nuova rilettura de “El Amor Brujo/L’Amore Stregone” presentata dal Victor Ullate Ballet_Comunidad de Madrid.
Inizialmente creata da Victor Ullate nel 1994, la coreografia è stata rivisitata nel febbraio 2016 con nuove scene, luci e costumi, combinando gli effetti musicali della versione originale di De Falla, alle musiche dark ambient dei “In Slaughter Natives”. L’opera “El Amor Brujo” fu scritta da Manuel de Falla all’inizio del XX secolo, ed è connotata da un forte e intenso sapore andaluso; l’opera, come il balletto, esplora il misticismo gitano e il tema dell’amore nella sua forma primitiva ed essenziale, con chiare citazioni del folklore popolare. Infine il 10 maggio sarà la volta di TIR DANZA – coreografie di Manfredi Perego – con “Primitiva originaria” e “Geografie dell’istante”. Il primo atto indaga gli elementi primari che abitano la corporeità, mentre la seconda performance è una riflessione sull’istante, quale frazione temporale che attiva il tempo dell’anima e della coscienza.
Per informazioni: tel. 0444 327
Enrico Gusella