BONIFACIO E LE SUE BOCCHE
IL REGNO DEL VENTO
Le Bocche di Bonifacio, lo stretto che separa la Corsica dalla Sardegna va sempre affrontato con rispetto. Il maestrale, infatti, anche quando non soffia forte sulla costa, si incunea in questo braccio di mare acquistando forza e le correnti si incanalano aumentando di intensità. E ugualmente accade quando soffiano lo scirocco da sud-est o il libeccio da sud-ovest.
Ma lo spettacolo dell’arrivo a Bonifacio dal mare val bene qualche cautela e una verifica via radio con gli operatori del faro di Pertusato (sempre gentili e disponibili) che danno il meteo sulle Bocche in tempo reale.
L’alta falesia bianca, un vero altopiano di più di sessanta metri, è sormontata da una sorta di presepe di case alte e strette, dalle tinte tenui, che seguono l’andamento della scogliera. Si capisce subito, imboccando il fiordo che conduce al porto, che la ragion d’essere di Bonifacio è stata, nei secoli, militare e di difesa. Tre strati di fortificazioni si sovrappongono l’uno all’altro, quello pisano, quello genovese e quello francese e sono racchiusi da robusti bastioni turriti. Questa conformazione ha permesso alla cittadina di resistere a molti, lunghi assedi grazie anche ai passaggi nascosti tra casa e casa, ai depositi per i viveri, ai silos per il grano e alle cisterne per l’acqua costruiti sotto piazze e chiese.
Bonifacio: la città su due livelli
Oggi Bonifacio è una città su due livelli: in basso il moderno quartiere del porto, un’affollata marina che ospita un po’ di tutto: dalle piccole barche a vela o pilotine familiari ai mega-yachts tra i più belli del Mediterraneo; in alto la città vecchia e la cittadella.
Costeggia il porto il quai Comparetti su cui si affacciano alberghi, ristoranti, bar, negozietti e botteghe alimentari che offrono ogni ben di Dio per la cambusa dei mega yachts: caviale, champagne, vini pregiati e aragoste, anche se, per i comuni mortali, non mancano piccoli supermarket e rosticcerie.
La scoperta della città alta ha un prezzo, la salita è impegnativa, soprattutto nelle calde giornate estive. La soluzione più divertente è servirsi del trenino che parte ogni mezz’ora nei pressi della capitaneria del porto.
La porta di Genova, difesa dal possente bastion de l’Etendard, segna l’ingresso alla città vecchia dove ci si può perdere nella trama di vicoli e viuzze, passaggi voltati e piazzette scoprendo squarci e viste mozzafiato sulla falesia e sulla sottostante marina.
Scorci che lasciano senza fiato
Lasciata la Place d’Armes, merita una visita la chiesa di Sainte-Marie-Majeure, la più antica, da dove partivano le processioni quando infuriava la tempesta. La loggia che la precede era il luogo di ritrovo dei saggi e dell’amministrazione della giustizia. Al di sotto fu scavata una grande cisterna per la raccolta dell’acqua in caso di assedio. Di fronte, c’è la Maison des Podestas (Palazzu Pubblicu) dove abitava il primo magistrato della città custode delle chiavi.
Sulla parte occidentale del promontorio si incontra la Cittadella, il quartiere sorto sull’insediamento primitivo, sferzato dai venti. Non lontano dalla gotica chiesa di St-Dominique, il Torrione, una delle poche testimonianze del borgo originario, porta all’imbocco di una delle “meraviglie” della città: l’Escalier du Roi D’Aragon, 187 gradini tagliati nella roccia che scendono, da un lato, a una spiaggia, e dall’altro, alle scalinate del Rastello e di St-Roch. Da qui si può tornare alla città bassa godendo dei notevoli scorci sulla scogliera, la Sardegna e il turchese del mare.
Nelle cappelle la storia dei pescatori
La scala è aperta solo in estate quando le condizioni meteo lo permettono.
Sull’estrema punta del promontorio, nell’omonimo quartiere, sorgono la chiesa e il convento di Saint-Francois e si trova il cimitero marino, che un tempo costituiva un punto cospicuo utile ai naviganti dato che i frati francescani (che edificarono la chiesa nel 1398) assicuravano l’accensione di fuochi notturni visibili dal largo. Le cappelle addossate l’una all’altra raccontano la storia della città e delle sue famiglie, pescatori la cui vita è stata dominata dal mare e dai venti.
Sono molteplici le possibilità di fare escursioni in mare, in barca, in jet-sky o in kayak alla scoperta delle grotte.
Bagni entusiasmanti in una sorta di acquario gigante
La più famosa è quella di Sdragonato, raggiungibile solo in barca, con le sue acque calme e traslucide e un’apertura nella roccia che ricorda il profilo della Corsica. Sulla punta più meridionale dell’Isola si trova la grotta di Saint Antoine, chiamata anche “il cappello di Napoleone” per la sua forma triangolare.
Altre grotte, più piccole, sono raggiungibili solo in jet-sky o in kayak.
Una meta imperdibile nelle bocche è il piccolo arcipelago delle isole Lavezzi, di cui fa parte anche l’Isola di Cavallo, su cui non è permesso sbarcare per non turbare la tranquillità dei proprietari delle splendide ville o degli ospiti dell’esclusivo hotel.
L’isola di Lavezzi, con le sue cale e gli infiniti scogli circostanti, offre la possibilità di bagni entusiasmanti tra rocce lisciate dal vento e un’acqua turchese e tersa ricca di pesci, stelle marine e ricci come una sorta di acquario gigante.
Un campo da golf spettacolare nascosto dal verde
Anche una passeggiata a terra riserva non poche sorprese e fa rivivere la storia di un drammatico naufragio. In una notte di febbraio del 1855 la fregata Sémillante, che trasportava truppe francesi in Crimea, durante una furiosa tempesta si schiantò sugli scogli della punta dell’Archiarino. In ricordo più di settecento soldati e marinai morti, sull’isola di Lavezzi sono stati costruiti due cimiteri, quello di Furcone, ornato da una cappella votiva, e quello di L’Archiarino, dove sono conservate le spoglie del capitano della fregata, l’unico naufrago identificato grazie alla divisa.
Per un ultimo bagno, prima di rientrare, l’isola Piana offre un’incredibile spiaggia raggiungibile guadando un piccolo braccio di mare (ma attenzione, in alcuni punti non si tocca!) che conduce a una sorta di mega-piscina salata dove chiacchierare a mollo nell’acqua trasparente. Dall’isola si vede la punta di Sperone: il verde che ricopre la scogliera ospita un incredibile campo da golf da 18 buche in una posizione tanto spettacolare da farne uno dei più belli del mondo.
Questo capitolo è tratto dalla guida “Perché la Corsica vista dal mare” di Ada Mascheroni, un ebook multimediale della collana I perché – GIST- Simonelli Editore. La guida è scaricabile
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Ada Mascheroni